Imi: seconde case sfitte l’aliquota sale fino a 1,56%

Lo chiede il Consiglio dei Comuni alla Provincia per ripianare i bilanci in rosso Alloggi affittati: niente più distinzioni fra mercato libero e canoni concordati


di Davide Pasquali


BOLZANO. Imi, se qualcuno pensava fosse finita, si sbagliava di grosso. Perché se Bolzano già si avviava ad applicare l’aliquota massima possibile per le seconde case sfitte - lo 0,5% di aumento sull’aliquota base dello 0,76% stabilita dalla legge provinciale, ossia l’1,26% - c’è chi ora chiede di andare oltre. È il consiglio dei Comuni altoatesini, che, in occasione della discussione sulla legge omnibus, nella sua relazione accompagnatoria al disegno di legge ha chiesto al consiglio provinciale di ritoccare al rialzo l’aliquota di un ulteriore 0,3%. Tradotto, per le seconde case sfitte si passerebbe all’1,56%. Altre novità, ammesso e non concesso che il consiglio provinciale approvi, riguarderanno le case affittate, gli enti non lucrativi, i residenti all’estero. Intanto, nessun comune altoatesino ha ancora preso decisioni definitive sulle aliquote da applicare - lo dovranno fare entro il 30 settembre - anche se i più sono orientati a far cassa. Soltanto due o tre comuni, fra i pochissimi a non navigare in cattive acque finanziarie a causa dei mancati trasferimenti dalla Provincia (in tutto 200 milioni di euro), al momento sarebbero interessati ad aumentare le agevolazioni prima casa. Tutti gli altri no (in città si stima che almeno il 25% dei proprietari di prime case abbia comunque pagato l’Imi, magari poco ma hanno pagato, spesso a causa non dell’alloggio ma delle pertinenze (garage ecc.).

Anticipa le possibili novità il presidente del consorzio dei Comuni, Andreas Schatzer: «Nei Comuni più grandi ci sono un paio di migliaia di alloggi vuoti, a Bolzano saranno 4.000». Tradotto: alzando l’aliquota delle case sfitte, si spera si smuovere il mercato. «Abbiamo richiesto di poterci muovere in su e in giù di un altro 0,3%, portando lo spazio di manovra allo 0,8%». Schatzer non nasconde però: «Viste le difficoltà di bilancio, chi ha la possibilità di aumentare l’aliquota per case vuote e seconde case, è orientato a farlo». Insomma, servono soldi e li ci cerca dove si pensa ci siano.

Altre novità riguardano gli alloggi affittati. Il Consiglio ha chiesto di eliminare la distinzione fra alloggi affittati sul libero mercato, a canone concordato, a canone provinciale. Basta che sia affittato, e non lo si tartasserà. «Per molti municipi è troppo oneroso controllare, contratto per contratto, calcolare la superficie convenzionale eccetera». Unico distinguo da applicare secondo il Consiglio, se l’inquilino in affitto è residente. Cioè, se l’alloggio non è affittato come seconda casa, tipo per le vacanze. In quel caso, l’aliquota sale, altrimenti no.

Infine, altre due richieste sono state avanzate alla Provincia: considerare come immobili con aliquota agevolata dello 0,2% tutti gli immobili di proprietà delle organizzazioni non commerciali, non lucrative. Non solo gli immobili usati per così dire in prima persona, ma pure quelli affittati, purché ad altri enti non lucrativi. Insomma, se una parrocchia affitta ad un coro o ai pompieri volontari, l’aliquota da applicare è lo 0,2%.

Infine, un distinguo sui cittadini italiani residenti all’estero: le agevolazioni varranno soltanto per il primo appartamento posseduto e non sugli eventuali altri.

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