In piazza Mazzini restano ancora 65 slot

Caso Admiral: Penta sostiene la Provincia al Tar. Kompatscher: «No alla proroga delle autorizzazioni scadute»


di Davide Pasquali


BOLZANO. Ma le sale giochi bolzanine non dovevano chiudere tutte o quasi all’inizio dell’anno per effetto della decadenza delle autorizzazioni provinciali nel caso di eccessiva vicinanza ai luoghi sensibili? Si pensava fosse così, ma per il momento è andata altrimenti. E dimostrarlo è facile: sufficiente farsi un giretto in piazza Mazzini e immediati dintorni dove si possono contare la bellezza di 65 macchinette in servizio in tre differenti esercizi: due sale giochi e una sala scommesse. E poi c’è un bar dove a singhiozzo ci si dedica a o almeno fino a poco fa ci si dedicava ai totem. E poi c’è un tabacchino dove si spende in Gratta&Vinci, Enalotto e via scommettendo.

Cominciamo dal tabacchino. Al banco pagamenti stanno più foglietti affissi: qui si sono vinti 400 euro, qui si sono vinti 800 euro, qui si sono vinti 1012,75 euro. Gente che va e gente che viene.

Il bar. Attraversi la strada e c’è il bar 8 e 1/2. Nella sala annessa niente totem attivi, si vedono soltanto un calcio balilla e un flipper. Sul vetro esterno, un cartello: affittasi. In questa sala, dove negli anni passati c’erano le slot, poi fatte rimuovere dai vigili urbani, nel mese di novembre ignoti avevano girato un video (ancora presente e cliccatissimo sul web) dove si mostrava come fosse possibile gettare al vento 850 euro in pochi minuti.

La sala giochi. Esci e dopo poche decine di metri, nella galleria sotto il portico di sinistra della piazza, c’è la sala giochi nota in zona come cinese. Sulle vetrine, per non dover pagare le pesanti sanzioni comunali in caso si occupino più di tot metri quadri di superficie, si sono coperte con dello scotch azzurro le pubblicità del gioco d’azzardo. Nuovo orario: 6-23.30. Dentro, una coppia sui trent’anni, in mano le borse della spesa. Una donna. Un uomo. Un’altra donna. Giocano tutti. In totale si contano una ventina di macchinette. Al bancone del bar sta affissa l’autorizzazione provinciale, ma per così dire esposta all’italiana: messa sotto vetro, ne puoi leggere solo la prima pagina, il resto no. E quindi non puoi sapere quanto duri ancora l’autorizzazione. Il barista non vuol collaborare, la titolare nemmeno.

La sala scommesse. Esci, attraversi la piazza ed entri al Sisal Matchpoint sotto il portico di palazzo Rossi. Orario 10-23.30. Oltre alle postazioni per scommettere su giochi reali e virtuali - decine le persone in giro fuori e dentro il locale, il cui bar è assai frequentato - ci sono anche svariate macchinette del tipo Vlt. Al piano interrato sono tre, più altre nove nella sala fumatori. Se ne aggiungono altre tre al pian terreno, più due al primo piano. Al momento, a giocare c’è solo un’anziana, che pigia e pigia e pigia su quei bottoni. Al tentativo di farsi mostrare l’autorizzazione provinciale, viene spiegato che l’obbligo di esposizione vige solo in caso di visita delle autorità. Il quadretto sotto vetro c’è, ma è lontano, dietro al banco di accettazione scommesse. Ci vorrebbe il binocolo, per riuscire a leggere. Quindi, impossibile dire fino a quando la sala rimarrà lecitamente aperta. Per ora, chiariscono i dipendenti, qui i vigili non si sono visti. C’è accanimento contro di noi, sostengono. Con tutti i soldi che incassa la Provincia con il gioco. Come mai, domandano, è dal 2012 che l’Alto Adige non rende noti i dati sulle imposte incamerate grazie all’azzardo? Cosa c’è sotto? La situazione attuale è assurda. Raccontano: pare addirittura che a Merano, dentro l’ippodromo, dovrà chiudere lo storico punto scommesse, perché sarebbe a 50 metri dal luogo sensibile Meranarena! Comunque, dicono, qui entrano persone tranquille, pure distinte, avvocati, commercialisti.

Ancora 11 mesi di vita. Esci, riattraversi la strada e poche decine di metri dopo, in corso Libertà, c’è la sala Terry Bell. Ventotto macchinette, aperto dalle 6 all’1. Qui il personale è cortese e collaborativo: l’autorizzazione provinciale scade il 31/12/2016. Preoccupati? Per forza, ma speriamo in bene. Qui siamo molto attenti a non far entrare minori, la zona è tranquilla, non c’è gentaglia. Persone a posto, tanti professionisti. Ora, però, si gioca un po’ meno di prima. In passato c’era chi si giocava 3 o 4 mila euro. Adesso non li vedi più.

Penta e Kompatscher. Ma la politica, intanto? Nella risposta a un’interrogazione di Urzì, la giunta provinciale spiega: nel 2015 si era istituito un gruppo di lavoro con Avvocatura, Consorzio dei Comuni, Forum prevenzione, Questura, Distretti sanitari. Aveva elaborato una bozza di legge per prorogare le licenze in modo da poter avere il tempo di riordinare l’intera materia, perché, come spiega Peter Koler del Forum, «inutile vietare tutto, se poi proliferano quei totem». Tutti d’accordo, sul fatto di dover normare meglio. Ma la giunta ha detto no, noi andiamo avanti e faremo chiudere le sale. Le prime colpite sono gli Admiral bolzanini. Martedì il commissario straordinario Michele Penta ha deciso di sostenere al Tar la Provincia contro il ricorso presentato dal colosso dell’azzardo per opporsi al diniego della proroga dell’autorizzazione scaduta a fine 2015. L’udienza di merito sarà a maggio. Fino a primavera, si continua a giocare. In tutte le sale della città.

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