i consigli degli esperti

In tavola spumanti altoatesini e grandi rossi italiani

BOLZANO. «La bollicina della festa è la regina ma delle bollicine il re è lo champagne», dice l’adagio e conferma Flora Oberhauser Kaspareth che al più antico vino “rifermentato” in bottiglia ha...



BOLZANO. «La bollicina della festa è la regina ma delle bollicine il re è lo champagne», dice l’adagio e conferma Flora Oberhauser Kaspareth che al più antico vino “rifermentato” in bottiglia ha dedicato un intero piano dello storico Thaler dei portici di Bolzano. Thaler Perlé, questo è il nome del negozio che accoglie la bellezza di oltre 185 etichette di metodo classico e champagne da «acquistare, ma anche da sorseggiare al banco tra una tartina e l’altra». Un’abitudine che in questi giorni diventa quasi un rito. «Sono tantissimi i bolzanini che vengono a brindare da noi – spiega Rosa – forse perché lo champagne è legato all’idea di festa e di buon augurio». Ma naturalmente non ci sono solo le bollicine francesi. Anzi. «Il consumatore in questo periodo è travolto dalla mania del prosecco che nell’immaginario sta soppiantando gli spumanti più famosi». Contro le mode è ben difficile opporsi, e questa è la tendenza del momento. Se però si cerca uno spumante di qualità si può tranquillamente guardare all’Itala. Franciacorta in primo luogo dove le cantine stanno lavorando davvero bene sostenute da un consorzio con idee chiare e precise. Cavalleri ad esempio o Villa Franciacorta, dove riposano oltre un milione di bottiglie di Franciacorta Docg in un “religioso” silenzio e nella quasi totale oscurità, disposte dapprima in catasta e successivamente in pupitre, per essere rigirate a mano, secondo l’antica tradizione del remuage. Riti a parte, la nuova boutique delle bollicine ospita nei suoi scaffali 55 cantine con una notevole presenza di maison francesi oltre ai blasonati nomi della spumantistica italiana e non poche chicche. Non un sogno a buon mercato va detto, ma nemmeno impossibile, anche se alcune bottiglie esposte toccano i 900 euro, si trovano fantastiche bollicine anche a 20, 30 euro. Altro nome storico del mercato dei vini bolzanini è certamente l’enoteca Gidi dei fratelli Gianni e Lorenzo Mantoanello con i suoi 35 e passa anni di vita. I consigli di Gianni hanno sempre un retrogusto culturale che addolcisce qualsiasi bottiglia. Una delizia ascoltarlo. «Io punterei al grande classico, il Moscato naturale d’Asti, un prodotto della festa come il panettone artigianale». Ma che sia artigianale davvero, si raccomanda Mantoanello perché la differenza si sente. Eccome. «Poi chiaramente lo spumante che fa festa. Champagne o Trentodoc sono più o meno allo stesso livello di prezzo, in quanto la nostra politica è di non penalizzare la bottiglia con ricarichi eccessivi». E naturalmente c’è l’Alto Adige con le sue bollicine di qualità anche se non prodotte a quantità industriali. Anzi: centomila quelle della cantina Arunda. Alcune migliaia quelle di Lorenz Martini che quest’anno con il suo Comitissa si è aggiudicato anche l’importante riconoscimento della guida Vini Buoni d’Italia alle bollicine. «Poi i grandi rossi italiani di cui – scherza Mantoanello – gli italiani si ricordano in due occasioni, per il pranzo di Natale e quando devono fare un presente al dottore». Insomma un grande ritorno di Brunello e Barolo. Innamorato dei grandi rossi, ma in particolare di quelli francesi, Mirco Gandolfi dell’omonima storica enoteca di via Druso. «Quest’anno c’è un importante ritorno al Bordeaux a scapito dei Borgogna – spiega Mirco – ma vanno bene anche gli storici Blanquette de Limoux all’origine degli spumanti nel mondo. E poi vere e proprie chicche della Francia del sud. I rosati Bandol, Languedoc, terre meno conosciute di Champagne e Borgogna dove si trovano vini ancora a prezzi accessibili». Parola di Mirco Gandolfi. Vero esperto. n. car)













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