In visita dentro la caverna dove l’acqua è energia

Un successo i percorsi guidati alla centrale idroelettrica Hydros di Ponte Gardena L’impianto sfrutta la portata dell’Isarco con una condotta lunga 6.750 metri



PONTE GARDENA. Affascinanti visite vengono organizzate nel cuore della centrale idroelettrica Hydros di Ponte Gardena per illustrarne i segreti e la storia. I gestori dell'impianto, infatti, hanno cominciato di recente ad aprire al pubblico la centrale per delle visite guidate all'interno della struttura.

La centrale, realizzata alla fine degli anni '30, si trova in prossimità del chilometro numero 25 della statale del Brennero. La visita comincia con l’accoglienza da parte dell'ingegnere Zamunaro, che si è occupato di accompagnare il gruppo in una delle prime centrali italiane realizzate in caverna. Delle sette centrali idroelettriche che la Sel Spa ha acquisito dalla Edison Spa, quella di Barbiano - Ponte Gardena è senza dubbio la più imponente e con una ricca storia alle spalle.

Esternamente sono visibili il fabbricato centrale e la grande sottostazione di trasformazione, ma il vero cuore della centrale si trova in un’enorme caverna, raggiungibile attraverso una galleria d’accesso lunga 170 metri. L’acqua dell’Isarco viene raccolta alla traversa di Funes e convogliata, per mezzo di una condotta lunga 6.750 metri, fino alla caverna, in cui si trovano le tre grandi turbine Francis.

Il salto dell’impianto è di circa 60 metri, mentre la produttività media annua della centrale, del tipo ad acqua fluente, ammonta a circa 223 milioni di kWh. Particolarmente impressionante è la sala macchine nella caverna, di volume pari a 22.000 metri cubi, molto elegante e spaziosa con rivestimenti marmorei tanto da assomigliare a una sala per eventi mondani.

L’impianto viene comandato a distanza da Bolzano ed è quindi interamente automatizzato, anche se è possibile ancora visitare la vecchia sala comandi, dove tutto è rimasto come un tempo avvolto da un fascino retrò.

La storia dell’impianto è molto avvincente: i lavori, iniziati alla fine del 1936, sono stati ultimati già due anni più tardi, con la messa in esercizio dell’impianto nel dicembre del 1938.

Il primo progetto per la realizzazione dell’impianto idroelettrico risale all’inizio degli anni ’30, nell’ambito del processo di industrializzazione della conca di Bolzano. Nel capoluogo era prevista la realizzazione di un secondo grande stabilimento di produzione dell’alluminio, che necessitava di grosse quantità di energia elettrica. La costruzione dello stabilimento e la centrale erano considerate opere di interesse nazionale.

Per gli standard dell’epoca le dimensioni dell’impianto erano impressionanti. La condotta forzata può trasportare 100 metri cubi di acqua al secondo, il che la rende la maggiore – per portata – di tutto l’Alto Adige.

Molti altoatesini si ricordano dell’impianto per la presenza, all’imbocco della galleria di accesso, di un’enorme statua raffigurante Mussolini, andata completamente distrutta durante uno dei primi attentati dinamitardi all’inizio degli anni sessanta.

“L’Alto Adige è ricco di energia idroelettrica e di natura incontaminata – ha spiegato Zamurano - Questo grande potenziale appartiene a tutti i cittadini e deve essere impiegato a loro beneficio”. (fdv)













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