Indennità, i tagli diventano legge

Modificato il bilancio. Ma in aula crescono i malumori: «È un bluff»



BOLZANO. Alla fine è passata la linea della presidente Rosa Thaler - chiudere la partita subito, senza rischiare nuovi pericolosi rinvii -, ma quanta fatica per fare passare in consiglio regionale i provvedimenti per tagliare (poco) le indennità. Martedì era stata approvata con 24 voti contrari, a scrutinio segreto, la mozione che prevedeva il taglio di 290 euro alla diaria, il congelamento della rivalutazione Istat dell'indennità, revisione sui rimborsi alle missioni e passaggio da retributivo a contributivo per tutti i vitalizi. Ma una mozione resta solo una dichiarazione di intenti se non ne segue un provvedimento concreto.

E così la presidente del consiglio regionale Thaler ha pensato di inserire un emendamento alla finanziaria in discussione per rendere operativi dal primo gennaio almeno i primi due punti. Ma ancora a metà mattina, dopo che il giorno precedente erano emersi i franchi tiratori, Thaler temeva nuove imboscate: «E se si mettono a fare ostruzionismo? Forse è meglio presentare a gennaio una legge ad hoc».

Dalla riunione dei capigruppo è però arrivato il via libera all'emendamento, che è stato votato poi in serata, ancora a scrutinio segreto ma questa volta con esito diverso: 40 sì, 10 no, 3 bschede bianche. Dal primo gennaio i tagli entrano in vigore. Eppure in consiglio non mancano i mal di pancia. È molto difficile trovare consiglieri che ammettano di avere votato contro la mozione - eppure ce ne sono 24. Tra i pochi che dichiarano il loro «no» ci sono Bruno Firmani, dell'Idv, e Donato Seppi di Unitalia.

Quest'ultimo parla apertamente di inganno: «È tutta una manovra per distrarre l'opinione pubblica - dice -. Bisognava aspettare gennaio e fare una legge organica che tagliasse i veri sprechi: a Bolzano gli eccessi nelle indennità della giunta, a Trento i compensi folli ai gruppi consiliari, in Regione le auto blu agli assessori. Invece così si è gettato fumo negli occhi della gente, si è placata la tensione giornalistica e dei sindacati e non si farà più nulla. Il tutto per un taglietto che non farà risparmiare quasi niente».

Sulla stessa linea di Seppi anche Alessandro Urzì (Fli), che però dice di avere votato a favore della mozione «perché intanto un segnale andava dato». Ma anche Urzì segnala come «sia tutto un grande bluff, un intervento minimo che copre sprechi ben più grandi». Inoltre, aggiunge, «c'è il paradosso che se non avessimo votato a favore noi delle minoranze, con la sola maggioranza non sarebbe passato perché evidentemente in molti hanno votato contro...». E malumori emergono anche nella Svp.

È il caso di Georg Pardeller, ex sindacalista Asgb, che molti indicano come possibile «congiurato»: «Non è vero - ribatte lui - ho votato a favore, in questa fase di crisi non possiamo tirarci indietro. Ma in giro si dicono tante cose sbagliate. Non è vero che tagliamo solo 290 euro: questo è l'ennesimo di una serie di interventi, dal 2008 abbiamo tagliato 1500 euro dai nostri stipendi. Guadagniamo molto meno che in Sicilia, ma loro hanno le immondizie per le strade e qui no... E poi non si considerano mai le spese che affrontiamo: una campagna elettorale costa quanto un anno di salario». E poi, conclude, «la crisi va fatta pagare soprattutto a chi l'ha provocata, cioè agli evasori. In Germania i ricchi chiedono di essere tassati, qui chiedono contributi pubblici...». (m.r.)













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Davide Pasquali

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