Il caso

Infermieri no vax, in 3 al lavoro anche con la sospensione Asl 

Un sanitario allontanato dai Nas all’ospedale di Vipiteno ed altri due invitati a non presentarsi al San Maurizio. Casi in aumento in Alto Adige, siamo tra le 11 regioni più contagiate d’Italia


Valeria Frangipane


BOLZANO. Personale sanitario non vaccinato ed inosservanza del decreto Draghi: sono partite altre 80 lettere di sospensione - 38 per i dipendenti Asl ed altre 42 extra-aziendali - che vanno ad aggiungersi alle 161 recapitate nei giorni scorsi. La tensione intanto sale. Nelle ultime ore tre infermieri Asl - con sospensione già notificata e comunicata - hanno pensato di potersi presentare al lavoro lo stesso. E sono stati rispediti a casa o invitati a non presentarsi in corsia. All’ospedale di Vipiteno - reparto di Neuroriabilitazione - sono intervenuti i Nas perchè il dipendente sospeso era già in reparto. L’assessore alla sanità Thomas Widmann è sintetico: «Non capisco perchè sia successo, il personale in questi casi dovrebbe sapere cosa rischia».

Una denuncia penale. Chiunque non osservi un provvedimento legalmente dato dall'autorità per ragione di giustizia o di sicurezza pubblica o d'ordine pubblico o d'igiene, è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato con l'arresto fino a tre mesi o con l'ammenda fino a 206 euro. Michael Engl - direttore medico dell’ospedale di Vipiteno - sdrammatizza e parla di malinteso: «Abbiamo spiegato al nostro operatore che dopo l’accertamento risultava sospeso dall’attività, ha capito ed è tornato a casa. Ringrazio la direzione infermieristica per averci sostenuto. Il momento è molto difficile, il personale è stanco. Viviamo tra addetti in ferie e prime sospensioni con il timore della prossima ondata».

Altre due situazioni analoghe si sono verificate al San Maurizio. Con due infermieri che - sospesi dal lavoro - avevano annunciato per il giorno dopo la loro presenza in ospedale.

Contattati dai Nas ed avvertiti delle conseguenze a cui rischiavano di andare incontro, hanno scelto di rimanere a casa.

Marianne Siller - direttrice tecnico-assistenziale Asl - spiega che i due dipendenti non volevano accettare la sospensione, non volevano credere che in presenza di regolare contratto di lavoro fossero davvero costretti a restare a casa. «Sono giorni delicati, in tanti non vogliono rassegnarsi ... si sentono soli e non compresi e noi cerchiamo di mediare col buon senso per evitare ulteriori guai. Alla fine, parlando e spiegando, li abbiamo convinti. La vera sfida sta nel riuscire a placare i conflitti. Non siamo poliziotti, dobbiamo lavorare al meglio per smorzare la tensione». L’Alto Adige all’inizio contava 4.000 operatori non vaccinati su 22 mila poi la situazione è migliorata. Da aprile circa 1.600 persone hanno deciso di immunizzarsi, ma ne rimangono 2.400 da convincere o in alternativa da sospendere. Più di un terzo - come abbiamo più volte ripetuto - dipendenti Asl. Gli altri sono 346 operatori che lavorano nelle case di riposo, 132 addetti delle Comunità comprensoriali più 1.094 “privati”.

Alto Adige, casi in aumento.

La curva dell'epidemia di Covid in Italia torna a salire dopo tre mesi ininterrotti, durante i quali i casi di contagio erano scesi 30 volte, e anche a livello regionale si cominciano a vedere i segni di un aumento, anche se i numeri sono ancora piccoli. L’Alto Adige - insieme ad altre 11 regioni in coincidenza con la crescita della variante Delta, presenta una variazione sui nuovi casi del +20% rospetto alla settimana precedente (analizzati la settimana dal 30 giugno al 6 luglio). L’ultimo monitoraggio della Fondazione Gimbe (per una medicina basata sull’evidenza) spiega che i contagi sono in risalita ma la situazione negli ospedali al momento è buona.

Il vero problema è costituito dai non vaccinati. E in Alto Adige sono uno su due.

 













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