Insieme nell’Ulivo «contro i populismi»

Appello per una buona politica di Frena: «Il Pd recuperi la sinistra». Corrarati trasversale: «C’è tutto un mondo senza voce»



BOLZANO. Che si chiami Ulivo o in qualsiasi altro modo, serve una nuova politica. Contro il populismo. Il sasso lanciato nello stagno dall’ex premier Romano Prodi ha colto nel segno. «L’Ulivo non è una esperienza irripetibile», ha detto Prodi ricordando gli anni di quel centrosinistra unito. Con più sinistra o con più centro, l’idea di uno scatto del modo di fare politica trova d’accordo figure come Antonio Frena (ex segretario del Pd) e Claudio Corrarati (presidente della Cna). La campagna per il referendum costituzionale ha messo in circolazione nuova passione politica, tra il sì e tra il no. Frena, voce critica nel Pd di Renzi, esordisce così: «Prodi ha ragionissima. Va riscoperta l’anima di quell’Ulivo, la fusione della sinistra con il centro. Mi sono avvicinato così alla politica. Da medico, mi sono detto “basta lamentarsi contro Berlusconi”. Mi iscrissi ai Ds, un paio di anni più tardi ero il segretario del Pd. E non è vero che l’Ulivo oggi si chiama Pd, perché c’è tanto bisogno di più sinistra in questo Pd. Il centro lo abbiamo coperto fino a dove è possibile tirare l’elastico, e anche oltre... Bene allora pensare di recuperare una alleanza di sinistra alle prossime elezioni, altrimenti non cesserà lo scontento nel Pd, tra tentazioni di fuga, vedi D’Alema, le richieste di congresso di Emiliano e Rossi, Bersani che intende restare, ma non abdica alla sua identità». Non sono formule, avverte Frena, «è esattamente l’opposto. Le persone, mi ci metto anch’io, ne hanno fino a sopra la testa di alchimie elettorali. Se non vuoi soccombere a Trump e alla Brexit, devi recuperare i valori, i nostri valori. Il peggio sarebbe che diventassimo anche noi populisti, come traspare da certi comportamenti di Renzi». Se si parla di nuovo Ulivo, conclude Frena, «il problema mi sembra che si chiami proprio Renzi, segretario del Pd: non è l’espressione di questa visione politica. Il suo progetto è il Pd al 40%, che può ottenere forse andando ancora più a destra, perché la sinistra la sta perdendo del tutto». Claudio Corrarati da qualche anno è tra coloro che sono sospesi, tra voglia di buttarsi in politica e ripensamenti. Ha una visione esplicitamente trasversale, che conferma: «Stiamo vivendo una situazione paradossale: da un lato il populismo in crescita, dall’altro una grande voglia di “buona” politica da parte delle persone, che chiedono di andare a votare serenamente, non contro qualcosa. È tempo forse di un nuovo Ulivo, ma con un discorso più largo, andando a scuotere la larga parte di italiani e altoatesini moderati, che hanno perso i propri riferimenti. E il referendum ci ha confermato che anche nel centrodestra ci sono persone con cui è facile parlare. La sinistra? Con quella meno estrema ci si può capire su certi temi, perché è vero che serve una nuova cultura del lavoro, che tuteli sia lavoratori che imprese, visti come alleati, non come nemici». (fr.g.)

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