Intrecci tra affari e politica nel nuovo processo Stein

Ancora sul banco degli imputati l’ex assessore Laimer con Rainer, Pircher, Stocker. Prime scintille in aula con la ricusazione della giudice Scheidle


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Eccoli i cosiddetti «santi in paradiso» citati in requisitoria dal procuratore Guido Rispoli nei procedimenti per il primo troncone dell’inchiesta «Stein an Stein». Il nuovo processo che vede nuovamente sul banco degli imputati Michel Laimer, Maximilian Rainer, Franz Pircher e Klaus Stocker (tutti già condannati nel primo procedimento) costituisce il cuore del teorema della Procura che mai, come in questo caso, ha individuato la prova del presunto collegamento a filo doppio tra affari e politica. E’ anche per questo se lo scandalo energia ha finito per offuscare in maniera irreparabile l’immagine di un Sudtirolo «pulito e trasparente» nella gestione delle risorse pubbliche. Per i quattro imputati l’accusa è di abuso in atti d’ufficio in concorso. Nella sostanza sono tutti accusati di aver operato «nel torbido» per ampliare la piccola centrale di Mezzaselva che avevano precedentemente fatto rilevare dalla società privata «Stein an Stein» (che controllavano direttamente o indirettamente) dopo aver indotto la società «Sel spa» ad evitarne l’acquisto facendo credere che si trattasse di un affare insignificante. Ancora una volta sono coinvolti tutti gli uomini di fiducia del potere politico nella gestione del grande business dell’energia. E’ coinvolto Michl Laimer (all’epoca, tra febbraio 2009 ed aprile 2010 , assessore provinciale competente. E’ coinvolto Maximilian Rainer, all’epoca direttore generale della «Sel spa» (definito nel capo d’imputazione socio occulto della «Stein an Stein Italia srl» . E sono coinvolti anche Klaus Stocker (all’epoca presidente del consiglio di amministrazione di Sel) e Franz Pircher (ex presidente del collegio sindacale della stessa società). Anche loro sono indicati nel capo d’imputazione come soci occulti della «Stein an Stein Italia srl» o quantomeno «titolari di un interesse economico rispetto alla stessa società». Secondo l’accusa il gruppo (soprattutto grazie all’intervento dell’assessore Laimer) riuscì ad ottenere la modifica del piano generale di utilizzazione delle acque al fine di riconoscere alle piccole derivazioni «di costruire nuovi impianti o di ampliare significativamente quelli esistenti nel tratto del fiume Isarco nei pressi di Mules. Nel capo d’imputazione si parla di modifica «elaborata personalmente da Maximilian Rainer anche utilizzando dati interni della Provincia autonoma di Bolzano». Un’operazione «sotto traccia» che portò la giunta provinciale a deliberare (il 24 agosto 2009) l’ampiamento della centrale idroelettrica di Mezzaselva la cui capacità produttiva venne triplicata portando la redditività dell’impianto da 3 a 9 milioni di euro nell’arco dei dieci anni di concessione. Ieri la prima udienza del nuovo processo è stata subito aggiornata al 19 dicembre (ore 10) a seguito di un errore di notifica dell’atto di citazione (consegnato agli avvocati ma non agli imputati). Gli avvocati di Rainer, Pircher e Stocker hanno comunque depositato istanza di ricusazione della giudice Carla Scheidle (presidente del collegio giudicante composto anche dai giudici Stefan Tappeiner e Ivan Perathoner) in quanto già coinvolta nei prossimi del primo filone Stein. Sarà la Corte d’appello a decidere. Nel frattempo la stessa giudice ha disposto di procedere oltre non dopo aver censurato (e fatto sostituire in aula da un legale d’ufficio) l’avvocato Melchionda (difensore di Pircher) che non aveva indicato tempestivamente un impegno professionale concomitante a Forlì.

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