«Ipes, ho dato 5 mila euro a Grando»

Nel processo per le mini-tangenti oggi attesa la deposizione in aula di Alessandro Zerbini: «Pagai per lavorare»


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Dopo la deposizione di Peter Kritzinger (l’ex funzionario Ipes che ammise di aver incassato delle micro tangenti anche per conto del collega Stefano Grando) ora c’è la prima ammissione chiara anche da parte di un artigiano. Alessandro Zerbini (titolare dell’omonima ditta specializzata in tinteggiature edili) ha ammesso di aver pagato 5 mila euro per poter ottenere l’assegnazione di lavori di manutenzione del patrimonio immobiliare dell’Ipes.

Il processo che vede sul banco degli imputati Stefano Grando riprende questo pomeriggio ed il pubblico ministero Axel Bisignano ha citato in qualità di teste proprio Alessandro Zerbini che all’epoca dell’inchiesta chiese ed ottenne di chiudere subito la disavventura giudiziaria patteggiando un anno e quattro mesi di reclusione con i benefici di legge, oltre ad una multa di 9200 euro.

Nell’ottica della Procura della Repubblica la testimonianza di Alessandro Zerbini è molto importante in quanto Stefano Grando (che ha sempre rifiutato qualsiasi ipotesi di patteggiamento) non ha mai ammesso di aver incassato denaro per scelte (nell’assegnazione dei lavori) non in linea con i propri doveri d’ufficio. Chi ha ritenuto di non patteggiare pensa di avere la possibiltà di essere assolto.

Ovvio che la difesa di Grando cercherà questo pomeriggio (nel contro interrogatorio del teste) di confutare la donazione del denaro a titolo di micro tangente. Per Stefano Grando (che dopo il periodo di detenzione cautelare in carcere era stato successivamente anche sospeso da ogni incarico professionale all’interno dell’Ipes) si tratta dunque di una udienza quasi decisiva sotto il profilo delle possibilità della difesa di contestare il teorema accusatorio della Procura della Repubblica.

Stefano Grando deve comunque già fare i conti anche con le dichiarazioni dell’ex funzionario dell’istituto Kritzinger , che patteggiò 18 mesi con la restituzione di 26.966 euro che l’indagato ammise di aver incassato indebitamente. Come si ricorderà a confermare la sospensione dal lavoro disposta dall’istituto fu il giudice del lavoro Eliana Marchesini che respinse un ricorso con procedura d’urgenza attivato dallo stesso Grando.

L’ex dirigente, dopo il periodo trascorso in carcere a titolo di detenzione cautelare, era stato adibito a mansioni non direttive all’interno dell’istituto. La successiva sospensione comportò anche una drastica riduzione dello stipendio, trasformato in «assegno alimentare mensile» pari al 25 per cento della retribuzione ordinaria.

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