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Kompatscher: "Indennità di giunta, tagli inevitabili"

Il governatore altoatesino a ruota libera su sanità, aeroporto, passi dolomitici e progetti futuri



BOLZANO. Scavalcata la metà legislatura, la politica provinciale entra in campagna elettorale. Così tradizione vuole. Rientrato in ufficio dopo qualche giorno al mare con la famiglia («c’eravamo tutti, anche i figli più grandi, ho dovuto noleggiare un pulmino»), il presidente Arno Kompatscher corregge: «Come dicono in Germania, il giorno dopo le elezioni è già campagna elettorale».

Ma della sue eventuale, probabile ricandidatura alle prossime provinciali non vuole ancora parlare: «È troppo presto. Quando sarà il momento, il partito, la Svp, farà le sue scelte e io farò le mie».

Abbiamo incontrato Kompatscher per una intervista estiva, tra bilancio di mezza legislatura e frizioni internesui grandi temi, dalla riforma sanitaria al referendum sul futuro dell’aeroporto, perso con un imprevisto 70%.

Indennità da tagliare. Il decreto Monti è del 2012 e ancora discutete se ridurre gli emolumenti della giunta. Anzi, nel tormentone estivo la difesa delle vostre indennità è diventata la difesa dell’autonomia.

«Detto così, è bruttissimo. Ma non è questo. C’è il giusto tema dell’obbligo o meno di adeguamento alle misure statali. Più sentenze costituzionali ci dicono di no. Questo non significa che non si tagli».

E si taglierà?

«Visto il clima, secondo me sì. La competenza è del consiglio provinciale e uscirò dall’aula quando se ne parlerà, come ho sempre fatto. Naturalmente ho le mie idee sui costi della politica».

Prego.

«Va fatta chiarezza. Negli anni molto è già stato tagliato. Questo è uno schema basato sul bilancio consuntivo della Provincia, parificato dalla Corte dei Conti. Nel 2005 la spesa per l’indennità di carica di presidente e assessori era di 1,381 milioni di euro. Nel 2015 è stata di 762.557 euro. I rimborsi spese per i viaggi della giunta sono passati in dieci anni da 138.769 euro a 91.382 euro, le spese di rappresentanza sono diminuite da 105 mila a 48.254 euro, abbiamo eliminato il fondo per le spese riservate, che era di 72 mila per il presidente e di 55 mila per gli assessori».

Ma lei continua ad avere una indennità di 19.215 euro lordi al mese, mentre il decreto Monti ne prevede 13.800. Il presidente trentino Rossi si è adeguato da tempo, come gli altri presidenti di Regione.

«Rossi è il presidente che guadagna di meno. Gli altri hanno fatto i furbi, tagliando, ma lasciando un forte importo esentasse. Così, continuano a guadagnare come me».

Insomma, non si taglia.

«L’ho detto, credo che il taglio arriverà. È giusto però raccontare la storia per intero. Il consiglio provinciale deciderà quanto vale la politica, non è uno scherzo. Già così ho rinunciato a una parte consistente del mio reddito precedente».

Ma lei guadagnava molto, una posizione privilegiata.

«Forse perché valevo... Quando sono arrivato alla società Funivie Alpe di Siusi, di cui ero amministratore delegato, i conti della società erano a terra. Quando sono andato via, la situazione era molto differente. Il tema è: vogliamo attirare persone capaci o no? La deputata Luisa Gnecchi ricorda che un ministro guadagna come un deputato, ma il primo si espone ad ogni firma, il secondo è coperto dall’immunità parlamentare. È giusto? Secondo me, no».

Sulla sanità Svp e giunta sono in piena bufera. Volete fare la riforma, ma siete sulla difensiva. Avete iniziato un percorso di discussione larga e ugualmente vi trovate le fiaccolate, con pezzi di partito che se ne vanno.

«È complicato, ma le decisioni le prendiamo. Le riforme sanitarie sono una delle materie più scottanti per la politica, perché toccano la sensibilità delle persone. Il mio collega presidente del Vorarlberg in Austria, alle prese con la seconda riorganizzazione del sistema sanitario, poco tempo fa mi ha chiesto “da voi siete solo alle fiaccolate o già allo sciopero della fame?”. I profili decisi per ogni ospedale rappresentano l’elenco di tutte le prestazioni che verranno garantite per il futuro e che comporteranno l’assunzione di medici e infermieri anche negli ospedali periferici. Ci dicono che chiudiamo i punti nascita per risparmiare, ma da quando sono presidente la curva degli stanziamenti per sanità, welfare e istruzione è in crescita. Non chiudiamo i punti nascita per risparmiare, non fissiamo i centri di competenza per svilire gli ospedali, ma per garantire gli standard di sicurezza. È vero che ci sono le fiaccolate, ma nelle assemblee ci si parla con franchezza. Alle persone chiedo: quando il vostro medico di famiglia vi annuncia che c’è un problema serio, gli chiedete qual è lo specialista più vicino o il più bravo? Ce solo una risposta... Lo specialista bravo è quello che accumula talmente tanti casi all’anno, da sapere gestire le situazioni più critiche. Anche nei parti».

Il nostro giornale ha aperto una campagna contro il traffico eccessivo sui passi dolomitici. Una recente norma di attuazione dà alla Provincia il potere di decidere misure ad hoc. Su quali scelte vi state indirizzando, pedaggio, chiusura oraria o altro?

«Mi considerò una autorità in materia, avendo gestito il periodo della chiusura dell’Alpe di Siusi... Non abbiamo ancora una decisione. Di sicuro qualcosa si dovrà fare e credo che sarà una soluzione “mista”».

In che senso?

«Prevedere solo le fasce orarie non funzionerebbe: provochi la corsa delle auto ad arrivare in zona prima della chiusura mattutina. Potrebbe funzionare meglio una fascia di chiusura nelle ore centrali, con navetta gratuita. A questo si potrebbe aggiungere un pedaggio differenziato in base agli orari. I proventi del pedaggio li potresti utilizzare per progetti in loco, come navette elettriche con guida turistica a bordo. Sono solo spunti».

In consiglio provinciale lo dicono apertamente: si è aperto un fronte contro Kompatscher. Aeroporto, riforma costituzionale, sanità, l’azione della sua giunta è sotto tiro.

«Abbiamo dovuto fare scelte difficili, che comportano malumori. C’è un clima di riforme che comporta insicurezza, insoddisfazione, fuori e dentro il partito. I primi risultati però arrivano, ad esempio sul nuovo sistema dei contributi e la nostra azione si avvia a una stabilizzazione. Avremmo potuto gestire meglio certi passaggi, ma abbiamo realizzato oltre la metà degli obiettivi principali del programma: il sistema energetico, i criteri dei contributi, il rapporto finanziario con Roma, la scuola, la clausola di salvaguardia nella riforma costituzionale, che per la prima volta ci garantisce di fatto un potere di veto sulle modifiche allo Statuto».

C’è qualcuno che lavora per presentare un nuovo candidato presidente nel 2018 o prova solo a innervosirla?

«Non mi lascio innervosire facilmente. Ci sta che qualcuno abbia ambizioni politiche e ci sta anche che non tutti siano fedelissimi...».

Si ricandiderà o potrebbe lasciare, come qualcuno immagina?

«Dall’inizio ho detto che non mi vedrei qui per più di dieci anni. Cerco di fare bene per cinque anni e poi prenderò le mie scelte, come le farà la Svp. Adesso è presto».

Il rapporto con il Comune di Bolzano sembra funzionare meglio rispetto al passato.

«I rapporti sono sempre stati buoni, ma la maggioranza è più coesa. Fa piacere vedere che che si possano portare avanti le cose. I grandi progetti per la città non sono cambiati e neppure la disponibilità della Provincia: circonvallazione, polo bibliotecario e polo museale».

Caso aeroporto: se arriverà una cordata di privati, la Provincia potrebbe sostenerla?

«No, né direttamente né indirettamente, perché questo era il tema del referendum, il sostegno pubblico all’aeroporto. Non ho vissuto la vittoria dei “no” come una sconfitta personale. Credevo nel rilancio, accetto il voto dei cittadini. Mi sembra che i vincitori piuttosto non sappiano gestire il loro successo, visto che li vedo tentati dalla voglia di avere ancora un piccolo aeroporto pubblico in perdita».













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