Kompatscher: serve un «sì» sull’aeroporto per restare autonomi

«Lo scalo in mani altoatesine darà più di quello che costa» Ai Verdi: se vince il «no» non faremo un parco ma un bando


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Il governatore altoatesino Arno Kompatscher ieri ha deciso di metterci la faccia. E di spendersi, assieme ai colleghi Mussner e Theiner, per il «sì» all’ampliamento dell’aeroporto (la pista dovrà essere allungata di altri 30 metri rispetto ai 1.432 metri già autorizzati dall’Enac). «Lo scalo in mani altoatesine - ha sottolineato il presidente della giunta - darà molto di più di quello che costa e ci consentirà di essere autonomi: penso ai 250 posti di lavoro ma anche ai 2,2 milioni di gettito fiscale. Il disegno di legge prevede limiti precisi per pista e orari e un finanziamento all inclusive di 2,5 milioni di euro per 5 anni e di 1,5 milioni dal 2022 solo se sarà raggiunto il numero minimo di 170 mila passeggeri».

Kompatscher, che ha spiegato di aver inviato una lettera ai Verdi («non sempre sono state diffuse informazioni corrette»), ha sottolineato che in caso di vittoria del no «il futuro dello scalo è incerto, perché non possiamo sapere oggi chi si farebbe carico della gestione e a che condizioni. In assoluto, pertanto, è meglio restare autonomi e non dipendere da altri».

Presidente, qualora dovessero vincere i «sì» al referendum, che tipo di aeroporto sarà realizzato a Bolzano?

«L’aeroporto c’è già, dovremo semplicemente adeguarlo alle nostre esigenze. Per anni si è detto che costava troppo e non funzionava bene: era giunto il momento di fissare un limite di spesa (2,5 milioni l’anno, tutto incluso) e di presentare un piano per renderlo competitivo. Non solo per i turisti, ma anche per gli altoatesini. Resterà, in ogni caso, un piccolo scalo regionale di categoria 2 C».

L’unica strada per proporre prezzi competitivi è quella di far atterrare velivoli più grandi?

«Con alcuni aerei da 130-140 passeggeri dovremmo riuscire ad essere finalmente competitivi. Nel primo step, per i primi cinque anni, sono previsti cinque decolli e cinque atterraggi, quindi una decina di movimenti al giorno, per arrivare a 170 mila passeggeri. Per il lungo periodo, ma parliamo del 2035, sono stati ipotizzati una ventina di decolli e atterraggi e 450 mila passeggeri».

Tra gli ambientalisti c’è chi si lamenta delle emissioni. Ma non inquina (molto) di più l’A22?

«Non c’è dubbio che Autobrennero abbia un impatto decisamente più elevato sul territorio altoatestino. È altrettanto vero che gli aerei inquinano. C’è però uno studio secondo il quale l’inquinamento atmosferico – anche con un aeroporto capace di attirare 450 mila passeggeri a Bolzano – avrebbe un impatto dell’1 per cento sul totale delle emissioni. Bisogna tenere d’occhio, pertanto, soprattutto caldaie, industrie e autostrada».

Se dovesse vincere il «no» qualcuno del gruppo Verde ha ipotizzato la realizzazione di un mega parco pubblico. È un’ipotesi realistica?

«Assolutamente no e su questo mi sono permesso anche di scrivere ai Verdi, che forse hanno fatto un po’ di confusione. Se dovesse vincere il «no» la Provincia, che per lo scalo ha speso oltre 100 milioni di euro, sarebbe obbligata a fare un bando per capire se c’è qualcuno che vuole subentrare. Se dovesse andare deserto il nostro bando la concessione tornerebbe ad Enac, che dovrebbe a sua volta fare una gara».

In caso di forfait della Provincia potrebbe, dunque, farsi avanti un imprenditore privato?

«È una possibilità. Di sicuro la Provincia, se mantenesse il controllo sullo scalo, potrebbe imporre limiti precisi, anche a tutela dei residenti, sia in termini di rumori che di inquinamento. Un privato, al contrario, mira soprattutto a massimizzare il profitto».

La valutazione di impatto ambientale arriverà entro il 12 giugno?

«No, perché ci sono tempi tecnici da rispettare».

Sono previsti investimenti per consentire ai velivoli di atterrare a Bolzano anche in caso di brutto tempo?

«Sì, sono previste diverse misure, ma non spenderemo in ogni caso più di 2,5 milioni di soldi pubblici l’anno».

Converrà di più andare a Roma in treno o in aereo?

«Il treno resterà (di poco) più conveniente per chi deve andare solo in centro. Chi invece deve prendere un secondo aereo per recarsi altrove avrà vantaggi tutt’altro che irrisori».

In caso di vittoria del «sì» sarà possibile rivedere il «piano di rischio» in modo da non penalizzare le attività economiche della Zona?

«Sì, d’intesa con l’Enac e i due Comuni interessati».

È fiducioso sull’esito del referendum?

«È difficile fare pronostici. Spero che alla fine vincano gli argomenti più interessanti e quelli a sostegno dell’ampliamento dello scalo sono sicuramente validi».

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