Kronbichler: la Svp chiede troppo, così ci roviniamo

Il deputato di Sel-Verdi: «Deficit di democrazia con la scusa della minoranza» Specialità a rischio? «Se crolla l’Italia non potremo salvarci solo noi»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Florian Kronbichler è un uomo soddisfatto. «Consiglierei a tutti un periodo a Roma». Nel 2013 è stato eletto deputato di Sel-Verdi altoatesini, il primo sudtirolese non Svp in Parlamento, e da allora si gode un mondo, lui giornalista, nel ruolo del deputato «con questo bell’accento sudtirolese, che dice cose diverse dalla Stella alpina». Per i colleghi della Svp è un granello di sabbia nell’occhio (o magari negli ingranaggi). Kronbichler quasi li rassicura: «Portare a Roma voci diverse fa solo bene alla autonomia. Strano che non lo capiscano». È referente di Sel per le questioni delle autonomie in Commissione affari costituzionali alla Camera.

Riforma costituzionale approdata alla Camera, Accordo di Roma che ancora non è entrato nella legge di stabilità. Sono momenti delicati per l’autonomia speciale.

«Non per forza li dobbiamo gestire con il metodo Svp, verso sui sono in profondo dissenso. Chiedono troppo e così mettono a rischio il nostro patrimonio più importante, la credibilità delle nostre richieste. Nella riforma costituzionale è arrivata una chicca fenomenale».

Quale?

«La Svp ha presentato un emendamento che prevede che uno dei cinque giudici costituzionali eletti dal Parlamento appartenga alle minoranze lingustiche. Uno su cinque.... Magari è un posto ambito da Karl Zeller. C’è anche un disegno di legge del gruppo Svp con la medesima richiesta. Non verrà approvata, ma solo pensarci ci danneggia. Voterò invece a favore di un emendamento di Michaela Biancofiore, anche se mi diranno di tutto: chiede di eliminare il requisito dei quattro anni per votare nella nostra provincia. Lo voterò perché è giusto e chi sbaglia è la Svp, che tiene in piedi norme palesemente antidemocratiche, quando è venuta meno ogni giustificazione. O pensiamo ancora che lo Stato potrebbe spedire 10 mila militari nel Südtirol per inquinare il voto? Ceto che no. Lo sa anche la Svp, che in troppi i casi dimostra di confondere autonomia speciale con norme anti democratiche».

Addirittura?

«Lo sport preferito della Svp è escludere Parlamento e consiglio provinciale da alcuni passaggi decisivi. Pensiamo al potere della Commissione dei Sei, paritetica solo sulla carta. Dovrebbe esserci un equilibrio linguistico e un equilibrio tra Stato e Provincia. In realtà è un club profondamente condizionato dalla Svp. La trasparenza è un’altra cosa».

Un sudtirolese autonomista a Roma con la missione (anche) di rompere le scatole alla Svp: si ritrova in questa descrizione?

«Sì. Sono convinto che il sistema della Svp abbia le gambe corte: trattare nella riservatezza, invitare i “romani” in pompa magna a Bolzano o in qualche località amena, presentarsi esasperando la nostra condizione di minoranza bisognosa di ulteriori tutele, dare del fascista a chi si permetta minimamente di sollevare il tema degli italiani minoranza in Alto Adige, offendersi quando ci danno dei privilegiati, come se fosse una bestemmia in chiesa».

Siamo privilegiati o no?

«Le regole finanziarie sono a nostro vantaggio. È vero che contribuiamo al risanamento finanziario dello Stato e riceviamo di più perché gestiamo molte competenze, a partire dalla sanità, ma se tutte le Regioni fossero trattate come noi, lo Stato non avrebbe più ragion d’essere, perché il senso ultimo di uno Stato è la ripartizione della ricchezza. I motivi di fondo dei movimenti per l’autodeterminazione sono leghisti-egoisti. La Svp dovrebbe rivendicare con molta più forza la scelta autonomista. Non è un ripiego».

L’autonomia è provvisoria?

«Se lo Stato crolla, difficilmente potremo salvarci noi».

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