L'ADDIO A MAGNAGOBolzano, il vescovo celebra i funerali"Una benedizione per l'Alto Adige"

Migliaia di persone dentro e fuori dal Duomo di Bolzano per la cerimonia funebre officiata dal vescovo Karl Golser in tre lingue: tedesco, italiano e ladino. "E' stato una benedizione per l'Alto Adige". Dopo la cerimonia il corteo per le strade cittadine fino al cimitero



BOLZANO. Una benedizione per l’Alto Adige. Questo l’omaggio che monsignor Karl Golser ha voluto rendere a Silvius Magnago. I funerali solenni in Duomo hanno dato il via all’ultimo, lungo saluto dell’Alto Adige a colui che anche il vescovo ha definito come il padre dell’autonomia.

La salma di Magnago è stata portata in Duomo alle 10. La bara coperta dalla bandiera sudtirolese, il picchetto d’onore degli Schützen e a lato il gonfalone della Provincia di Bolzano. In chiesa la maggior parte dei posti erano riservati alle autorità. Per tutti gli altri solo le ultime nove file, circa trecento posti in tutto. Oltre cinquecento gli ospiti d’onore: Pierferdinando Casini in rappresentanza del Parlamento, il sottosegretario Carlo Giovanardi per il governo, il cancelliere austriaco Werner Faymann e il suo vice Josef Pröll, il governatore del Trentino Dellai e il capitano tirolese Günther Platter. C’era quasi tutto il mondo politico altoatesino - da Luis Durnwalder in giù con pochissime eccezioni come Eva Klotz, Michaela Biancofiore, Alessandro Urzì e Donato Seppi - e gran parte di quello trentino, oltre a molti dei compagni e avversari politici di un tempo (Giorgio Pasquali, Remo Ferretti, Roland Riz, Franz Spögler e i tirolesi Andreas Khol e Wendelin Weingartner).

Le autorità sono entrate poco prima delle 13, mentre le campane del Duomo suonavano a lutto. Avevano già preso posto i sindaci e i rappresentanti del mondo delle associazioni e del volontariato con in testa Schützen, vigili del fuoco e uomini della protezione civile. A seguire la messa all’esterno, grazie agli altoparlanti, meno persone del previsto, anche se via Isarco e piazza Walther hanno poi iniziato a riempirsi a funerali ormai iniziati.
 
La cerimonia officiata dal vescovo Karl Golser assieme a una cinquantina di parroci, si è svolta in tre lingue. «Magnago - ha detto il vescovo appena iniziata la cerimonia - è il padre del pacchetto di autonomia, colui che ha permesso la convivenza pacifica in questa terra. In primo luogo siamo qui riuniti per dire grazie a questo grande uomo politico».
 Dopo la prima lettura affidata a Karl Rainer, il funzionario che più gli fu vicino durante gli anni della presidenza in giunta e che gli è rimasto accanto anche dopo, è toccato nuovamente a Golser ricordare Magnago: «Una persona che ha svolto appieno il suo compito, che può guardare indietro a tanti successi ottenuti per la nostra terra. Possiamo senza dubbio affermare che in tempi difficili l’operato del nostro presidente emerito è stato una benedizione per la nostra terra».

 Golser ha ricordato anche i momenti difficili dell’uomo, prima che del politico: la perdita della gamba in guerra, il grande amore per la moglie Sophia che ha accudito fino all’ultimo, «e per lui dev’essere stato un grande dolore non riuscire più a comunicare con lei come un tempo quando, malata, era ricoverata alla clinica Santa Maria dove la andava a trovare ogni giorno assieme alla sua domestica Hermine».
 Ad alternarsi nella lettura della preghiera dei fedeli sono stati Martha Stocker, il segretario Svp Philipp Achammer, il vice Obmann Thomas Widmann, l’ex dinamitardo Sepp Innerhofer, Giancarlo Bolognini e Margartehe Greif, storica collaboratrice della segreteria Svp. Dopo la messa, accompagnata dalle note del coro del Duomo, rafforzato da elementi di altre corali cittadine e diretto da Herbert Paulmichl, la bara è stata portata fuori dal Duomo e deposta su una carrozza trainata da due cavalli norici per il corteo funebre diretto al cimitero.
 
Il feretro è stato portato fuori dal Duomo di Bolzano poco prima delle 14.30, e deposto su di una carrozza trainata da due cavalli norici per il corteo funebre, diretto al cimitero d'Oltrisarco, dopo una suggestiva cerimonia trilingue, in italiano, tedesco e ladino, con i colori delle diverse divise degli Schuetzen, i cappelli piumati, le uniformi dei vigili del fuoco volontari e degli uomini della protezione civile.

A condurre il cocchio con la bara di Magnago è Matt Niederwieser, un pittoresco personaggio che sino a qualche anno fa era detto l'Apache della valle Aurina. Magnago è stato ''una benedizione per l'Alto Adige - ha detto il vescovo Karl Golser nell'omelia bilingue in italiano e tedesco per il leader Svp - un cristiano sincero, che rispettava e sosteneva l'autonomia della chiesa, riconoscendo le proprie manchevolezze. Ringraziamo Silvius Magnago - ha sottolineato monsignor Golser - che con le sue intuizioni politiche è riuscito a creare l'autonomia speciale di cui gode la nostra terra''.

''E' stato il padre della nostra autonomia e il padre dell'Alto Adige moderno''. Così il governatore altoatesino Luis Durnwalder ha ricordato di fronte alla salma dell'anziano leader della Svp al cimitero di Bolzano il ruolo di ''padre'' che Silvius Magnago ha ricoperto per molti altoatesini.

''Magnago - ha aggiunto Durnwalder - non è mai apparso giovane, perché come molti della sua generazione ha perso la gioventù in guerra'' e d'altra parte secondo Durnwalder ''la storia gli ha dato retta, confermando che la via scelta, quella del rifiuto categorico della violenza, è stata quella giusta. Aveva capito - ha concluso il governatore - che con la violenza è impossibile costruire una societa'''.

''E' molto difficile dire addio a Magnago - ha detto il segretario della Svp, Richard Theiner - ma ci resta la sua eredità. Ha contribuito a mettere le fondamenta della casa del Sudtirolo. Tocca a noi proseguire nella costruzione di questa casa''.

Theiner ha evidenziato inoltre che Magnago ''aveva capito che la pace è il valore più alto, proprio in tempi in cui una scintilla sarebbe bastata per fare scoppiare un grande incendio''. Altre orazioni funebri sono state tenute dall'assessore ladino, Florian Mussner, dal sindaco di Bolzano, Luigi Spagnolli e dal governatore del Tirolo, Guenther Platter.













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