Omicidio Fonthaler, il primo caso risolto con il Dna

Nel 2002 una donna anziana viene uccisa vicino a Dobbiaco Tutto il paese sottoposto al test per trovare l’assassino


di Orfeo Donatini


BOLZANO. Un delitto efferato la notte di Pasqua del 2002, un'indagine esemplare che per la prima volta introduce l'esame del Dna per gli abitanti di un'intero paesino, l'arresto di un ragazzo insospettabile che poi sconterà la sua pena in modo esemplare tanto da uscire di galera dopo una decina d'anni. Non è una storia tragica in una regione ad alto tasso di criminalità, ma quanto accaduto nella sperduta frazione di Valle San Silvestro a Dobbiaco in Alta Val Pusteria dove l'allora colonnello dei carabinieri dei Ris di Parma Luciano Garofano sperimenta per la prima volta in Italia un'indagine scientifica con l'esame dei Dna che coinvolge i quasi seicento abitanti fino ad individuare il colpevole che poi confessa. Il caso giudiziario è quello legato all'efferata uccisione, come detto il 2 aprile nella notte di Pasqua del 2002, dell'anziana pensionata Maria Fronthaler di 74 anni che viene assassinata all’interno della sua abitazione con inaudita violenza. La vittima è ben voluta da tutti in paese e per diversi giorni il «giallo» sembra senza soluzione. Anche perché il paesino si chiude immediatamente in un blindatissimo clima di omertà. Le indagini vengono dirette dal procuratore Cuno Tarfusser e dal suo sostituto Axel Bisignano che assieme al capo dei Ris di Parma decidono così di imboccare una via inedita in un'indagine per omicidio: tutti i maschi del paese vengono sottoposti all' esame del Dna per confrontarlo con le tracce biologiche trovate sul corpo della vittima ed ascrivibili all'assassino. È stata questa la chiave di volta che a Valle San Silvestro di Dobbiaco porta alla scoperta delL’asassino dell'anziana trovata uccisa a pugni e calci nella sua casa dove viveva da sola. Anche in questo caso - come quello più recente e clamoroso che ha portato all'arresto di Giuseppe Bossetti, presunto assassino della giovane Yara Gambirasio – è il profilo genetico del padre a permettere di risolvere il mistero e di dare un volto ed un nome all’assassino: il vicino di casa della vittima, Andreas Kristler, all'epoca appena diciannovenne ed in servizio militare di leva negli alpini che agì in stato di ubriachezza e massacrò di botte la poveretta dopo averla violentata. E infatti il 19 aprile quando arrivano i primi riscontri delle analisi scientifiche che evidenziano una compatibilità: c'è la certezza che l'assassino è un abitante del paese. Ma le analisi sono complesse ed a vasto raggio e si dovrà aspettare fino all'8 giugno per dare fiunalmente un volto a quel brutale assassino.

“So perchè siete qui” dirà il ragazzo ai carabinieri che vanno ad arrestarlo e poi confessa anche se non ricorda molto perchè, conferma, “era totalmente ubriaco”.

Fu processato con rito abbreviato dalla giudice Carla Scheidle che in sentenza sottolineò come l’imputato avesse infierito sul corpo della vittima con vere e proprie sevizie. A Maria Fronthaler - ricordò il giudice in sentenza - furono inflitti «patimenti e sofferenze indicibili con lo specifico e malvagio intento di vederla soffrire: tale modo di agire - sentenziò ancora il giudice di primo grado - rivela nell’imputato un’indole particolarmente malvagia e priva di umana pietà». L’autopsia rivelò infatti che l’assassino inferse dolorose ferite alla vittima nelle parti intime, utilizzando un oggetto tenuto con violenza. Nel corso del processo la difesa tentò inutilmente di ottenere il riconoscimento della semi infermità mentale. Venne condannato a 18 anni, poi ridotti a 15 anni e 8 mesi di reclusione al termine del processo d'appello. Andreas Kristler in carcere a Padova diventa un detenuto modello e, dopo dieci anni in cella, può tentare di ricostruirsi una vita. Nell’istituto di pena «Due Palazzi» di Padova nel 2010 riesce anche a diplomarsi col massimo dei voti a conclusione dei corsi dell’Itc (indirizzo tecnico commerciale) seguiti durante il periodo della detenzione. Gli agenti di polizia penitenziaria che nel corso degli anni hanno imparato a conoscerlo l’hanno definito «un detenuto esemplare» con una condotta ispirata a «sincero pentimento». E il 18 settembre del 2012 Kristler ritorna completamente libero (gli ultimi mesi di pena li ha scontati in semi libertà) anche se ha comunque preferito fermarsi a Bolzano trovandosi un lavoro, evitando un ritorno nella sua Valle San Silvestro in Pusteria.

Da quell'inchiesta poi il ricorso anche di massa agli esami del Dna per individuare un presunto assassino si è moltiplicato non solo in Italia tanto che ormai si punta alla creazione di vere e proprie banche dati del Dna immediatamente consultabili così come già avviene negli Stati Uniti.













Altre notizie

il ricordo

«René, un modello per i nostri giovani con l’etica del samurai nel cuore» 

Il sindaco: «Spaziava dalle arti marziali al gruppo parrocchiale, dal Volkstanzgruppe all’Egetmann. E c’era sempre per tutti» Anche il papà era morto in montagna. Il campione e amico Zadra: «Un esempio in termini di coraggio, onore, lealtà con un pizzico di sana follia» (nella foto René Calliari con l’amico e coach Markus Zadra)


Massimiliano Bona

Attualità