L’allarme degli infermieri: i colleghi scappano da qui 

La presidente dell’Ordine: «Manca personale e molti giovani vanno in Svizzera C’è chi lascia Bolzano perché il lavoro è troppo». E la Claudiana inaugura l’anno


di Valeria Frangipane


BOLZANO. «In Alto Adige siamo all’emergenza infermieristica. Chi esce dalla Claudiana se ne va in Svizzera perchè guadagna più del doppio e c’è anche chi lascia, sfinito dal superlavoro, l’ospedale di Bolzano». Paola Cappelletti - presidente dell’Ordine professionale degli infermieri (Opi) - denuncia una situazione grave. Nell’arco dei prossimi cinque anni - e sono numeri dell’Asl - andranno in pensione 400 infermieri che andranno sostituiti mentre già adesso restano scoperti dai 60 agli 80 posti. Più che evidente che qualcosa non abbia funzionato nella pianificazione. Ieri intanto è stato inaugurato il nuovo anno accademico della scuola provinciale di sanità Claudiana che vede 192 matricole iniziare un nuovo corso di laurea. La stragrande maggioranza degli studenti - 135 - frequenterà infermieristica, 17 ostetricia, 20 fisioterapia ed altri 20 tecniche della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro. Guido Bocchio - direttore della scuola - dice che l’anno scorso i posti disponibili a infermieristica erano 120: «Li abbiamo aumentati perchè la domanda è alta. All’inizio se ne erano iscritti 160 ma alla fine se ne sono presentati meno di 140». Difficile con questi numeri tamponare l’emergenza. «Ricordate che lo studente che oggi inizia il corso di studi esce tra 3 anni e mezzo. Non prima». Cappelletti spiega poi che molti infermieri appena usciti dalla Claudiana salutano l’Alto Adige. «Vanno in Svizzera, dove appena assunti guadagnano fino a 5.500 euro al mese. Da noi arrivano, al massimo, a 1.800/2.000. Oppure se ne vanno in Germania o in Austria dove sia lo stipendio che il riconoscimento professionale e l’autonomia lavorativa è migliore rispetto alla realtà altoatesina ed italiana in generale. Mi spiego meglio... qui le prescrizioni per pannolini, cateteri, sacchetti, stomie, carrozzelle ecc. deve farle il medico, altrove no. Ma è l’infermiere che valuta, vede cosa serve e poi esegue il lavoro. E spesso la prescrizione è errata perchè il medico sbaglia. All’estero non è così. All’infermiere viene riconosciuta tutt’altra professionalità». E cosa c’è di altro che non funziona? «L’ospedale di Bolzano ha troppo lavoro, i colleghi scoppiano e capita che se ne vadano. Il lavoro in molti ospedali di periferia invece ha ritmi ben diversi, ma qui è la politica che deve dare una risposta. Altro problema il bilinguismo e la proporzionale. Chi non sa il tedesco ha tre anni per impararlo, ma dopo scatta comunque la proporzionale e così chi ha fatto tanta fatica finisce che se ne deve lasciare l’Alto Adige. Visto anche il prezzo degli affitti delle case... in molti preferiscano fermarsi altrove». Sulla questione interviene anche Massimo Ribetto del Nursing Up. «L’esodo in Svizzera allarma. Assistiamo ad un paradosso: da un lato sono anni che l’Alto Adige cerca infermieri altrove per farli lavorare qui e dall‘altro, i colleghi che vengono formati in Alto Adige, con i soldi pubblici “scappano” all’estero. Non a caso, alcuni paesi europei si sono accorti che per trovare professionisti è necessario pattuire contratti di lavoro “interessanti” sia economicamente che come orario, possibilità di carriera e tant’altro. In Alto Adige siamo all’inizio di una contrattazione e stiamo chiedendo alla politica segnali coraggiosi per far sì che le professioni sanitarie ottengano il giusto riconoscimento. Speriamo».













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