Il caso

L’Asl scippa operatori ad Assb: «Il problema è il patentino» 

Concorrenza tra enti: una ventina di persone tra oss, osa e infermieri stanno per passare dal sociale alla sanità. Repetto e Andriollo: «Via l’obbligo di bilinguismo per assumere». Di Fede: «Evitiamo competizioni nello stesso territorio»


Sara Martinello


BOLZANO. Concorrenza tra enti. Il consigliere provinciale Sandro Repetto preferisce un’altra parola, «scippo». Di fatto il prossimo travaso di circa venti operatori dall’Assb all’Azienda sanitaria danneggerà l’ente bolzanino che gestisce le case di riposo: non basta l’accordo stralcio siglato pochi giorni fa, né basta la recente riorganizzazione interna. Ciò che rende davvero concorrenziale la sanità è la possibilità di assunzione anche in mancanza del patentino di bilinguismo. «Bisogna parificare le modalità di assunzione del personale», scandiscono la direttrice dell’Assb, Liliana Di Fede, e l’assessore comunale al sociale Juri Andriollo.

Il lavoro di cura

Si parla di una ventina di persone tra oss, osa e infermieri presto in forze all’Asl. È Repetto a scoperchiare il vaso di Pandora, con un’interrogazione all’assessora Waltraud Deeg. Il consigliere del Pd comincia dai 600 posti letto che le Rsa altoatesine devono tenere liberi. Sono state le sospensioni degli operatori non vaccinati a portare a questo provvedimento. Repetto: «Questo significa che 600 famiglie hanno in carico una persona anziana di cui si devono occupare a casa, pur lavorando. Inutile ingaggiare battaglie sul gender pay gap (divario salariale di genere, ndr) se poi si costringono le donne a casa ad accudire le persone più anziane».

Servirebbe che le politiche sociali fossero al centro di un dialogo tra assessorati diversi, dice mentre menziona caro casa, difficoltà di trovare alloggi e cambi di destinazione d’uso a Bolzano in relazione a una legge urbanistica «che continua ad aver bisogno di modifiche e integrazioni interpretative».

Il patentino obbligatorio

Il primo ostacolo per l’Assb però è l’obbligo di rispettare la proporzionale linguistica e di assumere solo persone in possesso del patentino di bilinguismo. Obbligo che non sussiste nelle strutture private e convenzionate. Repetto conclude: «Questo determina una maggiore flessibilità nell’assunzione. Ne risulta penalizzato il settore pubblico».

Non potrebbe essere più d’accordo, Liliana Di Fede: «È vero che noi precettiamo, ma loro possono assumere anche se il patentino non è in curriculum. È chiaro che il bilinguismo nel nostro territorio è un valore importante, ma serve pure flessibilità nell’accesso alle professioni. Non solo nei servizi sociali, anche nell’amministrazione».

Sentita la direttrice dell’Assb, Andriollo ha incontrato Waltraud Deeg. «La nostra richiesta – così l’assessore bolzanino – è di parificare le modalità di assunzione. Positiva l’interlocuzione con l’assessora; ora serve una modifica normativa per superare lo scoglio del patentino. Bisogna prendere atto che non chiediamo una deroga a un impianto dell’Autonomia, bensì la possibilità di gestire una situazione di emergenza».

La concorrenza tra enti

Il problema è antico. La concorrenza tra enti, in particolare tra sanità e sociale, è sempre stata un tema. Liliana Di Fede spiega che «riguarda tutti i servizi sociali dell’Alto Adige, in particolare nei centri urbani. Ed è continua, pure sugli infermieri. Uno stillicidio. Già ci fa concorrenza la Germania: almeno evitiamo di farcela tra enti dello stesso territorio».

Le nuove condizioni

Fino a poco tempo gli stipendi della sanità erano una calamita per il personale del sociale. Perciò lo scorso 8 agosto è stato firmato un accordo stralcio che prevede l’aumento di alcune indennità, l’aumento delle indennità per servizi particolarmente gravosi e la facilitazione dell’accesso attraverso la formazione duale, che nell’ambito dell’Assb si declina nella formazione «in corsia» di oss e osa.

Distanza retributiva colmata, garantisce Andriollo. Di Fede: «Con il nuovo contratto confidiamo di andare nella giusta direzione». Comune e Assb speravano di tamponare così l’emorragia di personale.

Ma i venti operatori in fuga verso l’Asl? C’è un senso di affaticamento nella risposta di Liliana Di Fede: «Noi di concorsi ne facciamo continuamente, anche se non ci sono abbastanza persone con i titoli richiesti per le posizioni offerte. E la casa è un problema, spesso la ricerca blocca chi verrebbe da altre province. Faremo di tutto per rimpiazzarli».













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