BOLZANO. «Islam significa pace fin dall’etimologia del suo nome. Non ha nulla a che fare con quanto accaduto a Parigi: un atto orrendo e individuale». Fatiha Mokhtari è una bolzanina islamica, dottoressa in legge avviata verso una carriera da avvocato, che in questi giorni si è presa del tempo per riflettere su quanto accaduto nella redazione di Charlie Hebdo. «A caldo, lo ammetto, sono andata in difficoltà perchè una tragedia simile vedeva un parallelismo veloce con la nostra religione. Poi ho pensato ai nostri testi e alla nostra cultura: da nessuna parte si giustifica la violenza. L’islam è un qualcosa di diverso». D’accordo però gli aggressori hanno fatto chiaro riferimento alla sfera mussulmana. «Hanno anche ucciso un loro fratello. Si tratta di un atto individuale e come tale dobbiamo condannarlo senza esitazione». Molti mussulmani hanno sentito il dovere di dissociarsi. «Comprendiamoci: hanno fatto bene a prendere le distanze. Dissociarsi, tuttavia, significa staccarsi da un qualcosa che ti appartiene o ti ha protetto. Quel massacro, invece, è quanto di più lontano da noi possa esistere». La tensione, anche sociale, intanto è salita. «Fortunatamente non ho avuto segnalazioni dirette di discriminazioni a Bolzano in seguito a questi fatti, ma navigando sul web leggo commenti e riflessioni che mi preoccupano». Le vignette, invece, la disturbano? «Non si risponde con le pallottole alla satira. Non le nascondo, però, che non mi piacciono. Feriscono qualcosa di profondo e offendono un orizzonte culturale. Provo lo stesso fastidio nel vedere insultato il crocifisso. I simboli religiosi non sono come tutti gli altri simboli: sono carichi di una valenza superiore e meritano sempre un rispetto maggiore». (a.c.)

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