L’ex macello e l’acqua: un primo tassello per la città-giardino

Nel bando le indicazioni per avviare un progetto più vasto La sfida agli imprenditori: spazio alle idee più originali


di Robert Tosin


BRESSANONE. Potrebbe essere il primo tassello di un progetto più vasto, quello che dovrebbe legare la città ai suoi fiumi in un’ottica turistica ma anche di vivibilità locale. Il bando lanciato sull’ex macello, sulla riva dell’Isarco e a due passi dal centro storico è un’opportunità strategica che va al di là del mero recupero di un edificio storico per la città per la sua valenza industriale e oggi ancora in nuce motore dell’economia locale. L’amministrazione comunale, pur mettendo qualche paletto, ha però lasciato davvero campo libero all’immaginazione e alla creatività degli imprenditori locali. Ora si vedrà davvero se gli imprenditori sanno solo andare a rimorchio dell’ente pubblico oppure sono pronti a investire sulle proprie capacità. A fronte di una ristrutturazione di 400 mila euro e di un canone di 20 mila euro all’anno, l’investitore potrà proporre un’idea vincente e gestirla per vent’anni a favore del suo portafoglio ma anche della città.

È un banco di prova anche per progetti più vasti e complessi, visto che il Comune deve lottare con finanze sempre più risicate. Non è un caso che la prima ipotesi di trasformare l’ex macello in museo sia stata accantonata: è vero che la cultura non ha prezzo, ma la città non poteva permettersi un altro progetto in perdita economica. Ma cosa fare di quell’edificio, protetto dalle Belle arti e posizionati così bene nel cuore della città? Ecco l’idea che ne fa il primo esperimento di un progetto più vasto («Fiume-città-giardino») che potrebbe pescare anche in contributi europei e comunque realizzabile in diversi step, quindi economicamente sostenibile. Le indicazioni del bando sono vincolanti e puntuali, ma allo stesso tempo aperte alle idee più innovative. Il business sarà senz’altro la parte dell’accoglienza, che non sia però il solito banalissimo bar in una parte della città oltretutto già sufficientemente servita. Ci vorrà qualcosa di originale, un salotto di presentazione dei prodotti tipici, ad esempio, ma che dia spazio anche al dialogo con la città. E poi dovrà esserci soprattutto il richiamo al tema dell’acqua, anche dal punto di vista informativo. Ci starebbe bene poi un punto di noleggio bici. A completare l’impatto sulla città si potrebbe poi aggiungere una terrazza a sbalzo sull’Isarco, in modo da rendere anche fisico l’incontro fra cittadini e fiume, base di partenza per le visite al biotopo. Questa era una delle proposte architettoniche già uscite da un precedente concorso d’idee che aveva provato a disegnare anche stilisticamente la sutura tra fiume e città, fino ad oggi visti come due soggetti diversi e divisi. Adesso, invece, la caratteristica fluviale di Bressanone vuole essere riscoperta come motore economico e attrattivo. È un passaggio obbligato se la città vuole darsi un’identità precisa all’interno del contesto altoatesino. Inutile porsi l’obiettivo di fare concorrenza alle grandi località sciistiche o a quelle termali, puntando l’obiettivo invece sulla valorizzazione delle eccellenze, che forse ancora non si vedono ma che ci sono, scoperte in colpevole ritardo in un’economia turistica che viaggia ai mille all’ora e non fa prigionieri».













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