L’inceneritore? «Inquina poco o niente» 

Incide per lo 0,08% sulle polveri ultrafini, per lo 0,9% sull’NO2. Fattor: «Il più basso impatto misurato a livello mondiale»


di Davide Pasquali


BOLZANO. Quanto inquina, per davvero, il termovalorizzatore di Bolzano? Poco o niente. E quel poco solo in zona discarica castel Firmiano. Lo dice la ricerca Landmonitoring voluta dall’assessorato comunale all’ambiente e da Ecocenter. Costata 520 mila euro, per dettaglio, affidabilità e rigore scientifico, pare non abbia precedenti al mondo.

I risultati. Il luogo più colpito della conca bolzanina, nel giorno e ora meteorologicamente più sfavorevole dell’anno, è la discarica di castel Firmiano. In quel luogo e in quelle condizioni il termovalorizzatore incide per lo 0,08% delle polveri ultrafini e per lo 0,9% del biossido di azoto. Come ha spiegato ieri il presidente di Ecocenter, Stefano Fattor, «nel resto del territorio le concentrazioni di tutti gli inquinanti attribuibili all’inceneritore non sono né misurabili né quantificabili. Poiché nessuna rete di campionatori potrebbe mai raggiungere la precisione delle misurazioni effettuate ora, risulta assolutamente inutile implementarla per monitorare l’impianto che, ad oggi, si può definire l’impianto con il più basso impatto ambientale misurato del mondo». Di più, prosegue, «grazie alla sinergia col teleriscaldamento contribuisce sensibilmente alla riduzione degli inquinanti prodotti dagli impianti di riscaldamento degli edifici cittadini». Ma forse il risultato più significativo «è la possibilità di dotare Bolzano e la Protezione Civile di un modello di “dispersione” utile nel caso di qualsiasi tipo di incidente ambientale, come incendi o fughe di gas».

Landmonitoring. L’Autorizzazione Integrata Ambientale del termovalorizzatore prescriveva fin dal 2015 ad Ecocenter, gestore dell’impianto, di installare una rete di monitoraggio con deposimetri e campionatori direzionali. «Pur sapendo che le emissioni misurate al camino erano e sono bassissime, le immissioni - ovvero la quantità di inquinante che ricade sul territorio - erano solo stimate, così come avviene comunemente per gli impianti simili». La presunta aleatorietà di queste stime è stata da sempre l’aspetto su cui i detrattori del termovalorizzatore («ormai sempre meno, a onor del vero», così Fattor) si sono concentrati. Per evitare di riempire il territorio cittadino di apparecchi di misurazione, si è deciso di dare il via assieme all’Agenzia provinciale per l’ambiente al progetto biennale Landmonitoring per studiare un modello meteorologico capace di individuare i luoghi di massima ricaduta dell’inquinante. Sono stati quindi incaricati di condurre il progetto il dipartimento di fisica ambientale dell’università di Trento, diretto dal professor Dino Zardi, l’istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano e il laboratorio di analisi ambientali Eco-research di Bolzano. Per successivi approfondimenti sono stati inoltre coinvolti il prestigioso National Center for Atmospheric Research del Colorado (Usa) e la Cisam, società specializzata in misurazioni ambientali. Per supervisionare la bontà del metodo, il Comune ha incaricato due esperti di sua fiducia, il professor Prati dell’università di Genova e il dottor Brotto della Pmten, spin-off della stessa università.

La conca problematica. L’orografia complessa della conca di Bolzano, caratterizzata dalla confluenza di 4 valli, ha da sempre creato condizioni meteorologiche complesse e non prevedibili con i tradizionali modelli meteorologici. Uno dei caratteri di questa imprevedibilità è la costante formazione di stratificazioni che alle diverse quote hanno caratteristiche anche sostanzialmente differenti e che, nella stagione invernale, creano la famigerata inversione termica, di fatto un tappo sopra la conca. La situazione atmosferica peggiore per la concentrazione e la diffusione di qualsiasi tipo di inquinante è quella in cui si combinano due fattori: una forte stratificazione e una calma di vento a tutte le quote. Situazione rarissima ma individuata la quale si sarebbe potuto procedere alle misurazioni; in ogni altro giorno dell’anno ovviamente l’impatto sul territorio della ricaduta degli inquinanti sarebbe risultato minore. Tutto ciò ha costretto il team guidato da Zardi a indagare per un anno l’atmosfera di Bolzano. Oltre ad utilizzare i dati meteo forniti dagli uffici provinciali, sono stati installati sul tetto del termovalorizzatore un sodar (profilatore verticale) e sul tetto del palazzo 12 della Provincia ai Piani un lidar (che misura direzione e intensità del vento fino a 3 km di altezza). Creato infine un modello meteo-matematico ad hoc per l’orografia della conca si è individuato nella giornata del 14 febbraio 2017 il giorno in cui le condizioni perfette (ossia le peggiori possibili) si sarebbero manifestate. Sono state quindi posizionate nei punti di massima ricaduta 14 squadre di ricercatori, dotati di 40 speciali bottiglie per il campionamento dell’aria. Altre 39 bottiglie sono state poi posizionate in zone della città e dei comuni confinanti. Per non avere dubbi sulle quantità di inquinanti rilasciate dall’inceneritore si è deciso di fare nella giornata prescelta e nelle ore di assenza di vento, due lanci (mattina e pomeriggio) mescolando ai fumi di uscita dell’impianto un gas tracciante inerte e atossico, non presente in atmosfera. L’aria contenuta dalle 79 bottiglie è stata poi misurata con uno spettrometro di massa ad altissima sensibilità.













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