«L’investitore seminfermo di mente»

La perizia chiesta dal giudice rischia di disinnescare l’accusa di omicidio volontario, nonostante guidasse ubriaco


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Hafid El Maharzi, l’automobilista marocchino che il 2 dicembre dello scorso anno investì ed uccise a bordo di un Suv un pensionato in via Rovigo, non sarebbe stato - al momento del fatto - nelle sue piene facoltà mentali. E’ il risultato clamoroso della perizia disposta dal giudice Walter Pelino su richiesta dell’avvocato difensore Nicola Nettis che aveva sollevato perplessità sulle condizioni psichiche del proprio assistito anche in relazione alla capacità dell’imputato a seguire, in piena lucidità, il processo che lo vede imputato di omicidio volontario per dolo eventuale. Come si ricorderà Hafid El Maharzi nel pomeriggio del 2 dicembre scorso, viaggiando a velocità sostenuta lungo via Rovigo a bordo del proprio Suv, travolse e uccise sul colpo Guglielmo Andriolo che stava attraversando la strada in compagnia della moglie. Stava rientrando a casa dopo aver fatto qualche acquisto con la consorte. L’auto, sopraggiunta a velocità sicuramente eccessiva rispetto ai limiti previsti, lo colpì in pieno catapultandolo vicino ad alcuni cassonetti sul ciglio della carreggiata. Il pensionato morì in pochi minuti tra le braccia della moglie straziata dal dolore.

Poco prima Haifd El Maharzi (che si trovava alla guida del Suv completamente ubriaco) aveva saltato l’alt imposto da una pattuglia dei vigili urbani in via Dalmazia, imboccando a piena velocità via Rovigo col semaforo rosso consapevole che se fosse stato raggiunto dalla pattuglia dei vigili si sarebbe trovato nei guai grossi. Ora, a distanza di pochi giorni dall’udienza decisiva del processo (fissata per il 26 novembre) è stata depositata la perizia sulle condizioni psichiche dell’imputato, chiesta dalla difesa e disposta dal giudice Pelino. Non si tratta pertanto di una consulenza di parte, difensiva, ma di una perizia destinata ad avere il suo peso nella decisione finale del giudice a conclusione del processo per omicidio con rito abbreviato. A quali conclusioni giunge il dottor Guido Buffoli, psichiatra padovano? In primo luogo al riconoscimento di un problema di personalità di tipo Borderline nell’imputato che potrebbe avere una incidenza di rilievo nella valutazione della capacità di autodeterminarsi dell’imputato. Il perito rileva che i problemi di personalità sarebbero insorti prima dell’incidente del 2 dicembre scorso e che pertanto al momento della tragedia di via Rovigo Hafid El Maharzi non sarebbe stato pienamente in grado di intendere e di volere e, dunque, di rendersi pienamente conto delle conseguenze che la sua condotta avrebbe potuto avere. In sostanza il perito riconosce la semi infermità mentale dell’imputato al momento del fatto. Si tratta di un verdetto clinico che rischia di portare a ripercussioni probabilmente decisive sul processo soprattutto in relazione all’elemento soggettivo del dolo. Posto che l’automobilista è accusato di omicidio volontario per dolo eventuale (cioè di aver accettato di provocare con la propria condotta anche un investimento mortale) è evidente che sancire sotto il profilo clinico che l’imputato non sarebbe stato in grado di intendere pienamente la gravità della sua condotta, significa disinnescare parte del processo. Sempre che il giudice ritenga convincenti le argomentazioni del perito. Lo stesso dottor Guido Buffoli (che non avrebbe dato indicazioni sulla presunta pericolosità sociale dell’imputato) rispondendo al secondo quesito peritale ritiene che Hafid El Maharzi sia comunque in grado di seguire con sufficiente lucidità il processo che lo riguarda.

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