L’Ipes: «Basta alloggi con l’autocertificazione»

Tschenett e Peitner (Asgb): ci sono stranieri che ne hanno già approfittato Pfitscher: «Giusto cambiare le regole. Ma ci sono anche altoatesini che mentono»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. A sollevare il problema, questa volta, sono stati i sindacati, soprattutto quelli di lingua tedesca: nell’assegnazione degli alloggi sociali agli stranieri non può più bastare la semplice autocertificazione. «Il rischio - sottolinea Tony Tschenett dell’Asgb - è quello di favorire una disparità di trattamento con la popolazione locale, che deve dichiarare tutto ciò che possiede. La nostra proposta, per riequilibrare la situazione, è quella di richiedere una dichiarazione al Consolato della nazione di appartenenza. In caso di possedimenti nella terra d’origine, infatti, deve essere quantomeno ritoccato il canone di locazione».

Ancora più esplicito Christian Peintner, un passato all’Ipes e ora distaccato proprio all’Asgb. «Mi è capitato di imbattermi in dichiarazioni non veritiere che, ovviamente, finivano poi per danneggiare la popolazione autoctona. Dal punto di vista sociale riteniamo che con le regole attuali ci sia una evidente disparità di trattamento che va riequilibrata. Non a caso questa è una delle dieci proposte di modifica che abbiamo inoltrato all’assessore provinciale competente Tommasini».

Sulle dimensioni del fenomeno Peintner fatica a fare una valutazione più precisa. «Se anche ci dovessero essere solamente dieci appartamenti assegnati a cittadini che non ne hanno titolo sarebbe troppo. Quelle risorse vengono tolte, infatti, a chi incassa i sussidi. L’Ipes, dal nostro punto di vista, deve cercare di rimediare in fretta ad una situazione che ci sembra quantomeno paradossale, oltre che iniqua».

Il presidente dell’Istituto per l’edilizia sociale Konrad Pfitscher ammette che qualcosa bisognerà fare. Meglio se a breve. «Solamente nel 2013 ci sono state 1.994 domande da parte di cittadini extracomunitari e far presentare a tutte queste famiglie una dichiarazione aggiuntiva del Consolato sarebbe una cosa improponibile. Si tratterebbe di un carico burocratico davvero eccessivo».

Pfitscher ritiene, in ogni caso, che ci sia margine per intervenire con un pizzico di buon senso. «A coloro che assegneremo gli alloggi dovremo chiedere lo stato dell’arte sugli immobili posseduti al Consolato. Già oggi facciamo controlli a campione con l’aiuto della Finanza ma a mentire sono anche gli autoctoni».

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