L'Ipes scrive a Rispoli: clima insostenibile

Lettera del direttore generale Stimpfl: troppe fughe di notizie, dipendenti sotto stress


Mario Bertoldi


BOLZANO. L'Ipes contesta la diffusione delle notizie sullo scandalo che ha portato in carcere due suoi funzionari e cioè Stefano Grando e Peter Kritzinger. A prendere posizione con una lettera ufficiale è stato il direttore generale Franz Stimpfl che si è rivolto direttamente al procuratore Rispoli.
Cosa lamenta essenzialmente il dirigente dell'Ipes? Che l'Istituto, assieme ai suoi dipendenti, sia da troppo tempo sulle pagine dei giornali. Una situazione che starebbe minando la serenità professionale di molti operatori dell'ente. Non solo. Alcuni inquilini starebbero sfruttando questa situazione «in maniera ingiustificata». La lettera del direttore generale dell'Ipes, inviata direttamente al procuratore Guido Rispoli, si chiude con la richiesta di maggiore riservatezza da parte degli inquirenti. Per il direttore generale dell'istituto, dunque, uno dei problemi da risolvere in tempi brevi riguarda la diffusione sui media delle notizie rilative all'inchiesta.
La lettera, a tal proposito è chiarissima. «Sin dall'inizio dell'inchiesta ogni passo della Procura della Repubblica - scrive il dottor Franz Stimpfl - è stato pubblicizzato sui media e l'istituto ed i suoi collaboratori sono stati messi al centro dell'attenzione e sono costantemente sotto pressione». In altre parole il direttore generale si lamenta con il procuratore capo dello stress professionale che le continue notizie trapelate sulla stampa avrebbero inevitabilmente provocato. A rimetterci sarebbero un po' tutti gli operatori dell'ente. «La nostra attività con i cittadini e gli inquilini - scrive il direttore Stimpfl - proprio a causa di questo motivo è stata resa molto difficile». La lettera contiene giudizi severi anche nei confronti degli organi di informazione accusati di aver diffuso «resoconti a volte aggressivi ed esagerati» con un grave danno di immagine per tutti coloro che lavorano onestamente nell'istituto.
I collaboratori dell'ente sarebbero stati più volte messi tutti sullo stesso piano, anche rispetto a chi è stato effettivamente coinvolto nelle indagini. «Da allora - si legge nella lettera inviata in via riservata alla Procura - tutti si sentono sul banco degli imputati e devono convivere con le lamentele dei cittadini». Inoltre da qualche tempo - segnala ancora il direttore Ipes - «si continua a parlare di nuovi collaboratori indagati». «Di giorno in giorno - spiega ancora il dottor Stimpfl - il numero dei dipendenti inquisiti cambia e non vengono mai fatti nomi. E' ovvio che questa situazione crei insicurezza tra i nostri 200 dipendenti». Il direttore generale sottolinea infine che l'istituto ha sempre collaborato con gli inquirenti e sta cercando di riorganizzare il lavoro in maniera adeguata. La situazione però sarebbe sempre più difficile anche per lo stress psicologico che questa situazione sta creando tra i dipendenti dell'ente. Per questo il direttore Stimpfl chiede al Procuratore di far chiarezza sulla situazione dell'inchiesta fermando anche le cosiddette fughe di notizie sull'attività degli inquirenti.

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