L’ultima fiera di Gajer, poi la pensione 

Il vicedirettore, appassionato di alpinismo, ha iniziato in via Roma dove i padiglioni convivevano col palaghiaccio


di Antonella Mattioli


BOLZANIO. «La “Civil protect” che apre domani è la mia ultima fiera». Alla fine di marzo va in pensione Giorgio Gajer, 63 anni, storico vicedirettore e direttore tecnico della Fiera, conosciutissimo non solo a Bolzano ma in tutto l’Alto Adige, in quanto presidente provinciale del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico (Cnsas), amico dei grandi dell’alpinismo di ieri e di oggi, da Erich Abram a Reinhold Messner, da Karl Unterkircher a Simone Moro e Tamara Lunger.

Tutto è iniziato nell’agosto del 1979 quando Gajer, che lavorava all’Olivetti, aveva saputo che alla Fiera stavano cercando un geometra. Fatta la domanda, il 20 agosto era arrivata la lettera di assunzione.

«Mi piaceva l’idea - racconta oggi - di andare a lavorare nella sede che allora era in via Roma, perché quel posto lo conoscevo benissimo: con gli amici del quartiere da bambino entravo di nascosto nel recinto per andare a giocare tra i padiglioni».

La Fiera era anche il Palazzo del ghiaccio: sede di memorabili partite di hockey. Nel Bolzano di quegli anni brillava la stella di Gino Pasqualotto, cugino di Gajer.

Nel grande complesso, nel cuore della città, convivevano gli stand fieristici, il palaghiaccio, la scuola professionale di lingua tedesca e le stalle dell’associazione allevatori. «Ricordo che mi mandarono subito a Trento, a fare il corso per ottenere il patentino gas tossici, per poter gestire l’impianto di refrigerazione del ghiaccio. Assieme ad altre due figure storiche - Arsilio Battistella, il manutentore di compressori, condensatori e macchinari vari, e a Giovanni Papparella , straordinario tuttofare - avevo cominciato a conoscere il mondo dell’ammoniaca. Avevamo un impianto di altissima qualità per quei tempi, ma la convivenza con le altre attività non era sempre semplice».

Per questo quando all’inizio degli anni Novanta Bolzano vince la sfida per ospitare i mondiali di hockey del ’94, Comune e Provincia decidono che bisogna assolutamente trovare un’altra sede e si deve realizzarla a tempo di record. Si decide di affidare la “mission” alla Fiera. L’area viene individuata a Bolzano sud e Gajer segue in prima persona i lavori: «In 18 mesi avevamo un Palaghiaccio da 7 mila posti».

Tre anni dopo, a fianco del Palaonda, è arrivata anche la nuova sede della Fiera e Gajer si è trasferito in zona produttiva, dove nel corso degli anni ha raccolto montagne di foto scattate in giro per il mondo dai suoi amici alpinisti e poi i cimeli di grandi imprese.

La fiera e la montagna: l’impegno e la passione.

«Tanti rapporti costruiti nel corso degli anni in campo lavorativo - dice - mi sono serviti per risolvere una serie di problemi anche a livello di soccorso alpino: oggi abbiamo 22 stazioni, 700 volontari che nel 2017 hanno effettuato 1.300 interventi». Gajer ha assunto la guida del Soccorso, dopo la scomparsa due anni fa del suo grande amico Lorenzo Zampatti. Andando in pensione avrà più tempo da dedicare proprio al Soccorso alpino .

Resta un po’ di nostalgia per il mondo fieristico che nel corso degli anni ha subito profonde trasformazioni.

«In questo campo - racconta c’è grande concorrenza; la Fiera di Bolzano però funziona molto bene ed è in attivo, anche perché ha saputo puntare su proposte di nicchia come CasaClima e Interpoma, e poi Fiera hotel e Alpitec, “esportata” con successo anche in Cina. Più difficile è trovare qualcosa di nuovo per quelli che una volta erano appuntamenti classici come l’ex Campionaria attuale Fiera d’autunno e la Tempo libero. Ciononostante - anche nell’era di internet - le fiere continuano a richiamare migliaia di persone, perché nulla potrà mai sostituire il piacere di vedere la merce, toccarla, parlare con chi la commercializza».

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