L’ultimo viaggio di Rina da Egna in Toscana  con l’ambulanza dei sogni 

Il racconto. Il suo desiderio: andare a Borgo di Mezzana, dove sta sorgendo un hospice


Antonella Mattioli


Bolzano. «È stata un’emozione grandissima: qualcosa che mi porterò qui, nel cuore». Gli occhi di Rina Andreatta, 91 anni, si erano illuminati raccontando di quell’ultimo viaggio, fatto il 6 settembre, dalla casa di riposo di Egna, dov’era ospite, fino in Toscana, nel Borgo di Mezzana (Comune di Cantagallo).

Era un suo desiderio: tornare in quel villaggio abbandonato che l’associazione “Tutto è vita”, appartenente alla Federazione italiana cure palliative, sta ricostruendo grazie all’opera di volontari e con l’aiuto di donazioni.

È lì che sta nascendo un hospice per accogliere persone affette da patologie considerate inguaribili nelle diverse fasi della malattia assieme ai loro familiari. Nel verde delle colline toscane troveranno l’assistenza medica e spirituale per affrontare, forse in modo più sereno, l’ultimo tratto di strada. Il più difficile da vivere, perché difficilissimo da accettare.

«Quello è un luogo speciale: me ne aveva parlato mio figlio e c’ero stata l’estate scorsa proprio con lui e mio fratello - ci aveva raccontato -. Purtroppo questa volta non sarebbe stato possibile andarci in macchina».

Un’ambulanza speciale

È così che i figli si sono rivolti a “Sogni e vai”: il progetto, nato alcuni anni fa, dall’iniziativa di Croce Bianca e Caritas, per realizzare l’ultimo sogno.

Un’ambulanza attrezzata per questi trasporti particolari è arrivata a Egna alle 7.30 ed è iniziato il lungo viaggio. Accanto a Rina, la figlia Rita Decarli e il team composto da Franziska, autista della Croce Bianca di Vipiteno, Veronika un’assistente di Laives e Giulia, coordinatrice del progetto.

La trasferta è durata oltre quattro ore: prima l’autostrada, poi la strada stretta e tutta curve che sale al Borgo di Mezzana.

Impensabile andarci con una macchina normale; impossibile senza l’assistenza di personale specializzato che assieme alla professionalità ci mette il cuore, per regalare un ultimo scampolo di serenità a chi sta percorrendo l’ultimo tratto di vita.

Nonostante la fatica del viaggio, i dolori hanno concesso a Rina qualche ora di tregua: nel Borgo che oggi è un grande cantiere, ad attenderla c’erano il figlio Renato, suo fratello Giulio e padre Guidalberto Bormolini che è l’anima del progetto “Tutto è vita”.

«È stata una giornata indimenticabile: mio figlio ha portato anche il paiolo per la polenta. Abbiamo mangiato tutti assieme: un’emozione unica».

La sera, il ritorno ad Egna; nella testa e negli occhi ogni attimo vissuto in quel luogo speciale, ma soprattutto l’affetto delle persone che hanno reso possibile tutto questo. Poi, qualche giorno fa, un improvviso peggioramento: «È come se mia mamma - spiega Renato - avesse lasciato andare gli ormeggi, appagata da quella visita in un luogo di pace e meditazione: ha voluto da padre Guidalberto l’unzione degli infermi. Adesso è nel reparto Cure palliative del San Maurizio seguita da un team di medici e infermiere che sanno dare qualità anche agli ultimi giorni».

Di nuovo in viaggio

«Dopo il lockdown - racconta Giulia Frasca, coordinatrice per la Caritas del progetto assieme a David Tomasi della Croce Bianca - abbiamo ripreso ad esaudire gli ultimi desideri: abbiamo fatto già dodici trasferte».

Il primo - dopo il blocco totale causa Coronavirus - è stato a Londra. «Un viaggio complicato dall’emergenza Covid - spiega - ma non potevamo non esaudire il desiderio di una giovane donna altoatesina che lavorava nella capitale inglese e voleva tornare a casa; curarsi ed essere assistita dai suoi cari. Ce l’abbiamo fatta a superare una serie di difficoltà e quella giovane donna, malata allo stadio terminale, ha potuto trascorrere gli ultimi mesi con i suoi cari ».

L’ultimo desiderio

Londra, ovviamente, è stata un’eccezione; in genere le trasferte sono più vicine e quindi più semplici da realizzare. «La meta più gettonata è il lago di Garda, ma anche Caldaro. Dopo che magari per settimane l’orizzonte del malato è stato quello di una camera di ospedale; c’è voglia di evadere, anche solo per qualche ora. Di tornare, per l’ultima volta, in un posto in cui si sono vissuti momenti belli».

L’ambulanza dei “Sogni” regala uno scampolo di serenità prima di congedarsi per sempre. Ad agosto ha accompagnato un contadino di Renon, il cui destino era ormai segnato in maniera irreversibile: il suo desiderio era in fondo piccolo - voleva andare da Collalbo a Vanga - ma di grande importanza per lui.

«Voleva tornare a vedere ancora una volta il suo maso. Se n’è stato in silenzio, riempiendosi gli occhi di quelle ultime immagini. La figlia mi ha raccontato che se n’è andato, poco dopo, con il ricordo dei gerani sui balconi ed era felice».

Un anziano di Merano ha invece chiesto di tornare al lago di Resia, dove - tanti anni prima - saliva in bici. «Lo abbiamo accontentato - racconta ancora Frasca - anche quando ci ha chiesto di gustarsi l’ultimo bicchiere di vino».

Novanta viaggi

Dei 90 viaggi fatti in questi due anni e mezzo di attività, Giulia conserva ancora l’immagine scattata alle due sorelle gemelle accomunate anche nella malattia dallo stesso destino. «Hanno voluto rivedersi per un’ultima volta: una abitava in Alto Adige, l’altra in Veneto. Si sono incontrate a metà strada. È stato commovente».

Maurizio aveva 43 anni ed era malato di Sla da quando ne aveva 37: «Ospite del centro Firmian aveva chiesto di tornare a casa a Salorno la vigilia di Natale: voleva aprire i regali con i tre figli e la moglie che gli sono stati accanto fino all’ultimo. Se n’è andato due mesi dopo, era il febbraio del 2018. Lui che aveva fatto un percorso di consapevolezza, ci ha lasciato una lezione importante su come affrontare la malattia e accettare la morte, come un naturale passaggio della vita stessa. Tutti sappiamo che dobbiamo morire, però non tutti - quando arriva il momento - l’ accettano. A partire dai familiari. E ciò rende tutto più difficile: per chi se ne sta andando e per chi rimane».

I volontari

Ricordiamo che i viaggi di “Sogni e vai” sono un servizio che viene offerto in maniera gratuita da Caritas e Croce Bianca: il team di volontari, composto da una quarantina di persone con una preparazione specifica per affrontare questo tipo di trasporti, mette a disposizione il proprio tempo. Un impegno gravoso, anche dal punto psicologico, ripagato dalla soddisfazione di aver fatto un regalo importante a chi sta per congedarsi dalla vita. L’iniziativa è sostenuta da offerte che vengono soprattutto da aziende che operano sul territorio e da privati.















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