L’Unione attacca l’Aspiag: megastore, poca chiarezza

Amort: chi possiede sufficienti mezzi finanziari e legali fa comunque ciò che vuole Si chiede la reintroduzione dell’autorizzazione ad aprire esercizi commerciali



BOLZANO. L’Unione commercio turismo servizi torna a puntare il dito sulla crescita incontrollata delle superfici commerciali nel capoluogo altoatesino, che tra concessioni illegittime, inosservanza del rischio aeroportuale ed esercizio del commercio in zona produttiva, starebbe diventando «una vera e propria rassegna di cattivi esempi in ambito commerciale».

«L’annunciata realizzazione di un centro commerciale da parte di Aspiag – afferma con estrema durezza il presidente dell’Unione Walter Amort – è solo l’ultimo di una serie di episodi simili, nei quali la scarsa chiarezza delle attuali leggi in materia di commercio e urbanistica permette, a chi possiede sufficienti mezzi finanziari e legali, di fare comunque ciò che vuol»e. A dover fare chiarezza in questo campo dovrebbe essere la politica, «che invece ha troppo spesso cercato di soddisfare le necessità di tutti finendo al contrario per venire incontro ai desideri di pochi».

Nonostante le restrizioni previste dall’urbanistica commerciale in Alto Adige, infatti, con 1,82 metri quadrati di superficie commerciale per abitante, la provincia di Bolzano è di gran lunga in testa alla classifica italiana relativa alla densità commerciale. In nessun’altra regione ci sono tante superfici commerciali per abitante quante in Alto Adige. «La parola chiave – ribadisce Amort – è ‘gestione’. Comuni e Provincia devono assicurarsi gli strumenti per riuscire ad accompagnare un corretto sviluppo, nel rispetto sia della legittimità sia dell’equilibrio sociale ed economico sul territorio. Fornendo una cornice di chiarezza e puntando a una visione condivisa, la politica metterà così anche gli imprenditori in grado di realizzare i propri investimenti in maniera organica e legittima, senza eccessi o forzature giuridiche».

Tra gli strumenti gestionali più appropriati l’Unione identifica la reintroduzione delle autorizzazioni commerciali, oggi sostituite dalla cosiddetta Scia (Segnalazione certificata di inizio attività), che il Comune di riferimento dovrebbe vagliare entro 60 giorni ma che, per l’eccesso di burocrazia che troppo spesso grava sull’ente pubblico, viene approvata automaticamente una volta scaduto il suddetto termine. «La reintroduzione della licenza commerciale da approvare inderogabilmente, come del resto avviene in numerose altre regioni d’Italia, consentirebbe al contrario di mantenere sempre un controllo preciso delle nuove iniziative imprenditoriali sul territorio, valutandone inoltre l’eventuale impatto socio-economico, particolarmente rilevante nel caso delle attività di maggiori dimensioni».(da.pa)

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