La Badia in difesa delle sue «Viles»

I Comuni: puntiamo sull'architettura tradizionale, basta con gli scempi


Ezio Danieli


BADIA. Il Comune di Badia è intenzionato a richiedere l'attenzione degli altri due comuni della vallata ladina - Corvara e La Valle - per riprendere lo studio che punta ad uniformare le norme comunali e tentare così di proteggere la caratteristica architettura della vallata ladina. L'incarico, da parte dei tre Comuni, era stato conferito alla fine dell'autunno 2008 nel tentativo di evitare, in futuro, altre brutture (con conseguenti maxi-colate di cemento) che hanno rovinato sia il paesaggio che l'architettura caratteristica dei paesi dell'Alta Badia. Lo studio - che è stato in parte già completato ma che poi si era «arenato» in seguito al commissariamento del Comune di Corvara - era stato sollecitato dai tre Comuni ai due professionisti.

LO STUDIO. I due professionisti hanno già presentato ai tre Comuni i risultati della prima parte dello studio. «In particolare - dice il sindaco di Badia Iaco Frenademetz - si tratta di considerazioni, e quindi consigli, sui materiali da usare, sul colore delle facciate degli edifici, sui materiali da costruzione, sui muri di contenimento. Si tratta di indicazioni che potrebbero diventare altrettante direttive». Tutto si era fermato a questa prima fase a seguito del commissariamento del Comune di Corvara. Ora, risolto il problema politico, è l'amministrazione di Badia che torna alla carica: «Bisogna riprendere in considerazione lo studio - dice il sindaco Iaco Freinademetz - perchè è importante per il futuro dei nostri paesi che sono stati, spesso, modificati da scelte architettoniche non proprio ideali».

GLI OBIETTIVI. L'iniziativa di Badia, Corvara e La Valle punta anche ad arginare il fenomeno della vendita delle seconde case per finalità turistiche. È scaturita dalla considerazione che negli ultimi anni si è spesso costruito in modo non proprio rispettoso della tipica architettura dell'Alta Badia, pur in presenza di regolari concessioni edilizie autorizzate dalle singole commissioni comunali «Che spesso non possono fare alcunchè contro le scelte degli architetti».

GLI ECCESSI. Fra le opere (anche pubbliche) contestate il ponte per sciatori che sovrasta la statale verso passo Gardena a Colfosco, la stazione intermedia dell'ovovia fra Colfosco e passo Gardena, alcune costruzioni nel centro di Corvara, la stazione a valle di un impianto a fune nel centro di La Villa, i garage interrati a San Cassiano ed il recente mega edificio (negozi e appartamenti) sempre a San Cassiano.

L'INCARICO. I tre comuni badioti hanno affidato agli architetti Sigrid Piccolruaz e Karl Heinz Castlunger l'incarico «di elaborare delle direttive su come costruire o meglio non costruire per mantenere il carattere ladino delle nostre costruzioni». Ad essere protette - da assalti urbanistici ed architettonici - sono soltanto le caratteristiche e storiche Viles badiote. Queste tipiche costruzioni sono tutte di dimensioni modeste, superando raramente le 10 aziende agricole e quindi i 20 edifici. Ma questa tutela non basta. Attorno alle Viles si è spesso esagerato: sono stati costruiti infatti edifici che nulla hanno a che fare con le caratteristiche (non solo architettoniche) dell'Alta Badia. Gli amministratori hanno detto e ripetuto che la situazione è peggiorata e c'è assoluto bisogno di maggiori controlli.

SERVONO REGOLE. Servono dunque regole precise e soprattutto efficaci. I tre Comuni hanno convenuto di darsele al più presto partendo da una considerazione comunque positiva: «L'Alta Badia ha già dimostrando la propria sensibilità verso l'architettura: basti pensare alle fermate degli autobus (sono per la maggior parte di legno) ed al regolamento della segnaletica nel Comune di Badia». La sensibilità dunque c'è ma da sola non basta. Da qui l'opportuna sollecitazione di Badia a riprendere lo studio per completarlo e metterlo poi in pratica.

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