«La lotta ai migranti è una grande bugia» 

Fratoianni (Sinistra italiana) oggi a Bolzano con Gysi (Die Linke). L’esperienza sulla Sea Watch



BOLZANO. La sinistra prova a fare massa critica. Così si prepara alle elezioni europee. Gregor Gysi (la germanica die Linke) e Nicola Fratoianni (Sinistra italiana) saranno oggi a Bolzano. «Lavoro, giustizia sociale, immigrazione, sostenibilità: quali sono le posizioni della sinistra su questi temi?», il titolo dell’incontro, alle ore 20.30 al Circolo della stampa (via dei Vanga 22). Nicola Fratoianni nei giorni scorsi è salito sulla nave Sea Watch, ferma davanti a Siracusa con i 47 migranti che solo ieri sono stati fatti sbarcare. Sul gommone partito da Siracusa si è mosso un gruppo trasversale di tre parlamentari, Fratoianni, Stefania Prestigiacomo (Forza Italia) e Riccardo Magi (Più Europa). «Un segnale», secondo Fratoianni. Lo abbiamo intervistato.

Stefania Prestigiacomo era con lei sulla Sea Watch, lo stesso Silvio Berlusconi si è dichiarato favorevole allo sbarco. Si sta crepando il muro?

«Stefania Prestigiacomo ha fatto una cosa molto semplice: ha detto che c’era da giorni una nave bloccata davanti a casa sua, ha voluto andare a vedere come stavano quelle persone. Un gesto semplice, ma coraggioso, che le è costato una campagna violenta sui social. Ma è vero, qualcosa lentamente sta succedendo. Si sta inceppando il racconto propinato agli italiani, secondo cui la causa di tutti i nostri mali sono i migranti, che ci rubano le “nostre” cose, mentre semplicemente l’assoluta maggioranza delle persone sconta la ricchezza detenuta in poche mani: i 47 più ricchi di Italia hanno un patrimonio di 150 miliardi».

Sta dicendo qualcosa di sinistra?

«La vicenda della Sea Watch non è periferica, ci riguarda tutti. Il mondo non si divide tra italiani e africani, inglesi e francesi, ma tra sfruttati e sfruttatori, tra chi vive nell’agio e chi fa fatica. C’è bisogno della sinistra».

Siete sempre più deboli, elettoralmente, e la Lega sfonda tra i ceti popolari.

«Bisogna unirsi, superare i paletti, stare sulle cose ed essere generosi. La mia settimana si divide tra il Parlamento e l’Italia concreta, che siano le fabbriche o i centri di accoglienza. Dobbiamo ricostruire il rapporto con la società».

Il dialogo con Gysi guarda alle elezioni europee?

«Serve una sinistra forte in Europa, perché è l’unica cultura politica che mette al centro l’uguale distribuzione della ricchezza. Siamo alternativi alla destra populista e alla coalizione di popolari e socialdemocratici che ha governato l’Ue reagendo alla crisi con l’austerity. E torno alla Sea Watch: il rapporto con la grande questione dell’immigrazione è dentro all’idea di Europa che vorremmo e non abbiamo. Una Europa che gira le spalle a 47 persone e affronta come una emergenza un fenomeno strutturale non può sopravvivere ai suoi limiti».

Non è giusto forzare la mano all’Europa sulla ridistribuzione dei richiedenti asilo?

«Prima di tutto, mai sulla pelle delle persone. Secondo, per discutere con l’Ue bisogna scegliere bene i propri interlocutori, se Salvini punta su Orban e Marine Le Pen non andrà lontano. Ognuno di loro dice “prima la mia gente”». (fr.g.)













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