La mamma che vive in piscina per il sogno olimpico della figlia

Tutti i giorni all’alba accompagna Elisa da Verona a Bolzano a scuola di tuffi Specializzata in decorazioni, si porta il lavoro a bordo vasca in viale Trieste


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «Sa perché lo faccio? Perché Elisa, mia figlia, mi ha chiesto di aiutarla ad andare alle Olimpiadi. Non potevo dirle di no». Mentre parla Federica Burri, capelli rosso fuoco e grinta da vendere, non smette un attimo di lavorare: ha trasformato l’ultimo tavolino del bar della piscina coperta di viale Trieste in una sorta di mini-laboratorio. Da lì taglia nastri colorati e fettucce, prepara montagne di fiocchi e decorazioni in vista del Natale, tenendo d’occhio la vasca dove si allena Elisa Pizzini, 11 anni, promessa dei tuffi che da un anno gareggia per i colori della Bolzano Nuoto.

Vita di sacrifici, ma Federica tiene duro, perché “l’importante è che mia figlia sia felice”.

La sveglia alle 5.30 del mattino, per prendere il treno per Bolzano, nella casa di Pescantina è cominciata a suonare un anno fa, quando Elisa, atleta di ginnastica artistica della prestigiosa società Brixia di Brescia, si è infortunata. Ha dovuto smettere con quel tipo di disciplina, ma non di sognare.

«Quando aveva 4-5 anni e la accompagnavo in piscina - racconta la madre - l’allenatrice mi aveva detto che la bambina sarebbe stata portata per il nuoto sincronizzato. La decisione di puntare sui tuffi è una sorta di ritorno al passato».

Ma perché proprio Bolzano, non si poteva trovare una soluzione più “comoda” a Verona o dintorni?

«Non sapendo nulla di tuffi, mi sono informata e mi hanno consigliato Bolzano anche se questo per me, mia figlia e il resto della famiglia - mio figlio Giacomo che gioca nell’Ellas e mio marito che è un santo - comporta grossi sacrifici. Oggi Elisa si allena con Christopher Sacchin sotto la super-visione di Giorgio Cagnotto ed è contenta».

Ma il prezzo da pagare al sogno di andare un giorno alle Olimpiadi è alto.

Elisa, caschetto biondissimo e fare spigliato, dal lunedì al sabato è in piscina già di buon mattino: prima c’è l’allenamento a secco, poi alle 10 quando i nuotatori lasciano la vasca, si va sul trampolino.

Verso mezzogiorno, si stacca per la pausa pranzo.

«Mi porto tutto da casa - racconta Federica - la vita a Bolzano è troppo cara. Non è neppur pensabile andare fuori a mangiare. La signora Elvi, che gestisce il bar, capisce e mi consente di scaldare i piatti nel microonde. Due giorni in settimana, in genere il martedì e il giovedì, torniamo a Pescantina alle otto di sera; gli altri giorni siamo a casa intorno alle 14, perché poi devo correre a lavorare».

Per seguire la figlia, lei che è specializzata in decorazioni e confezioni, ha ottenuto dalla sua azienda, la possibilità di lavorare, almeno in parte, da casa. Che in realtà è il bar della piscina diventato la sua seconda casa.

«Io e mia figlia siamo state in qualche modo adottate, oltre che da chi lavora in piscina, anche dai tanti anziani che frequentano i corsi di nuoto e si sono incuriositi a vederci qui sempre. Tra una chiacchiera e l’altra, bevendo un caffé insieme, sono nati dei bei rapporti di amicizia».

Nonostante la fatica delle trasferte quotidiane, non ha mai pensato di lasciare Elisa in collegio a Bolzano: «È ancora troppo piccola. Non posso lasciarla sola».

E allora avanti così, con la sveglia che suona tutti i giorni della settimana - ad eccezione della domenica - quando fuori è ancora buio. E il viaggio in treno, all’andata ma soprattutto al ritorno, serve per fare i compiti e ripassare la lezione.

I genitori hanno ottenuto dalla dirigente scolastica di provvedere in proprio all’istruzione scolastica della figlia: «Con questo ritmo di allenamenti e dovendo venire a Bolzano, non potrebbe seguire le lezioni di una scuola tradizionale. Per questo mi sono accollata anche l’impegno di farle da insegnante: a fine anno scolastico Elisa dovrà sostenere gli esami di prima media».

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