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La protesta: "Di notte non ci sono veterinari"

Una bolzanina: «Due domeniche fa la mia cagnolina era grave, a Bolzano non ho trovato nessuno». Franz Hintner (Ordine): «Il problema esiste, ma non posso costringere nessun professionista ad essere reperibile»



BOLZANO. «Due settimane fa, una domenica sera, la mia cagnolina è stata male. Soffre di idrocefalia, ha avuto un attacco epilettico, non sapevamo cosa fare. A Bolzano non c’erano veterinari disponibili. Non esiste il notturno. Questione molto grave ed eticamente scorretta. Non ho intenzione di lasciar perdere anche questa è civiltà»: parla così Laura Mazzi mentre tiene in braccio “Mia”, chihuahua di 5 anni.

Franz Hintner, presidente dell’Ordine dei veterinari della provincia di Bolzano, conferma che il problema è reale: «Dalle 20 fino alla mattina del giorno dopo in città non abbiamo medici reperibili. Unico disponibile è il dottor Alessandro Botte di San Genesio. Non posso costringere nessuno al notturno. Serve un contributo pubblico per andare incontro ai colleghi che si rendessero disponibili».

Secondo Laura Mazzi in tutto questo - da parte dei singoli professionisti - non c’è serietà: «Di giorno paghiamo cifre salate per curare i nostri “amici”, la sera però gli stessi medici che li seguono con amore ci abbandonano. La questione va risolta. E non credo di parlare solo a nome mio, vista l’affezione che c’è in città per gli animali. Ma se un cane o un gatto viene investito, che si fa? Bisogna lasciarlo morire perché nessun dottore è reperibile?».

Una notte da incubo.

«La cagnolina ha iniziato a stare male alle 20 - riprende Laura Mazzi - Abbiamo chiamato prima la nostra clinica di fiducia, ma nessuno ci ha risposto. C’era una segreteria che avvisava di interpellarne un’altra di cui ci è stato fornito il numero. Abbiamo subito telefonato, ma niente, non ci ha risposto nessuno. A quel punto ci siamo messi a chiamare tutti gli ambulatori della città e ogni volta segreteria e servizio indisponibile. Alla fine, cercando in Internet, abbiamo trovato un veterinario di San Genesio».

Era il dottor Botte? «No. Un altro veterinario, che però si occupa soprattutto di cavalli. Ne siamo usciti grazie ad un doppio consulto tra lui e mio marito, che è medico. Hanno deciso insieme la dose di cortisone.

È stato pesante. “Mia” urlava, soffriva e piangeva, vi assicuro che non è stato facile vederla in quello stato e non poter fare nulla».

Ma perché non c’è disponibilità di notturno tra i veterinari? Perché, riprende Hintner, «la scelta è libera. Oggi abbiamo molte colleghe che finito il lavoro chiedono tempo anche per la famiglia. E purtroppo è capitato spesso che i clienti “notturni” abbiano telefonato per informarsi, spiegato che sarebbero subito andati in ambulatorio, ma poi non si siano fatti vedere con il o la collega usciti di casa la notte per accoglierli. E poi in troppi si presentavano senza portafogli, spiegando che si erano dimenticati. E anche questi comportamenti non sono corretti. Una soluzione va comunque trovata - conclude - perché il notturno deve essere garantito». V.F.

 













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