La rinascita del Brennero: dal nuovo autogrill all'outlet che raddoppia

Sul passo l'autostrada investe oltre 10 milioni di euro e il Dob prevede altri 20 negozi ma l'apertura slitta


Paolo Piffer


BRENNERO. Sembrava un declino inarrestabile. Un rotolare verso la desertificazione, in direzione di uno spopolamento progressivo. Dopo gli accordi di Schengen del 1995, al passo del Brennero la vecchia stanga di confine andava in soffitta. E con essa si defilavano i doganieri, i finanzieri che controllavano i carichi e sbirciavano tra passaporti e carte d'identità. Basti un dato. Nel momento di massima presenza, le forze dell'ordine al valico - tra finanzieri, carabinieri e poliziotti - contavano 250 unità. Ora arrivano a malapena a 50. Ma non erano solo i numeri a determinarne l'importanza. Leggenda popolare voleva, ma lo si seppe dopo, perlomeno in tanti ne vennero a conoscenza caduto il muro tra est e ovest, che quel confine fra Italia e Austria altro non fosse (nella geopolitica dei blocchi) che la cortina interna che avrebbe dovuto impedire ai «cosacchi» di passare e far abbeverare i propri cavalli in piazza San Pietro, al cospetto del santo padre. Ora, invece, nonostante la popolazione del Comune più a nord dell'Alto Adige si sia ridotta, a partire dagli anni Sessanta, di circa 600 unità, una volta arrivati allo scollinamento ci si accorge che è tutto un cantiere e che ha ormai preso forma quella specie di astronave che è il nuovo edificio dell'autostrada del Brennero, pomposamente battezzato «la porta d'Italia». Di fronte al quale i più di 9 milioni annui di veicoli che passano il confine sbarrierato nelle due direzioni non potranno non avere un sussulto di «fermata». Ma si vede anche che all'outlet Dob proseguono i lavori di ampliamento per aggiungere altri 20 negozi ai 40 presenti. Anche se, con tutta probabilità, secondo le voci, robuste, che corrono, non saranno rispettati i tempi di apertura annunciati per Natale per via di vecchi serbatoi trovati nel sottosuolo durante gli scavi. E si andrà a primavera. C'è un prima e un dopo al passo del Brennero. Al posto dei vecchi edifici, ora demoliti, che servivano a ospitare quanti al valico lavoravano, ora c'è un supermercato Eurospin. Dove sorgeva la vecchia dogana adesso ci sono i rossi riflessi dalle vetrate del Dob. Ma al Brennero c'è anche un passato che non passa e un futuro che sta prendendo forma e corpo e che, messi idealmente uno vicino all'altro, segnano quasi un passaggio di testimone, il passare, e l'evolversi, del tempo, e degli stili architettonici. Perché altro non possono essere quelle due palazzine che stanno cadendo a pezzi in confronto al futuristico dell'A22. Abitazioni una volta dei militari e adesso proprietà dell'Ipes, l'istituto provinciale per l'edilizia sociale. Sgorbi invasi da erbacce e rifiuti e di cui il Comune ha chiesto all'istituto l'abbattimento. E poco distante la struttura A22. Che quando sarà finita, la tempistica mette nero su bianco maggio 2011 per un costo complessivo di 10 milioni e 645 mila euro, comprenderà bar, caffetteria, servizi, book shop, sala conferenze e, all'esterno, spazi macchina, camper, pullman e un sottopasso in via di progettazione che collegherà l'edificio con il parcheggio in carreggiata sud. Autogrill che conterrà quella grande installazione luminescente del veneziano Fabrizio Plessi che rappresentò l'Euregio all'Expo di Hannover nel 2000. Tre triangoli a simboleggiare il Land Tirolo e le Province di Bolzano e Trento e una serie di schermi, di led, che sembrano immersi nell'acqua a simboleggiare i ghiacciai tirolesi, i torrenti altoatesini e i laghi trentini e, nello stesso tempo, gli elementi vitali del paesaggio alpino: terra, aria, acqua. Perché i simboli contano, come conferma il direttore tecnico dell'A22 Carlo Costa. Che aggiunge: «Un'opera di riqualificazione come questa - tra edificio, servizi e parcheggi - è il modo migliore per accogliere chi passa il confine ma anche per promuovere il territorio, quello del Brennero e regionale. Con l'arte di Plessi, poi, diamo un ulteriore segnale tanto che all'interno saranno ospitate mostre di carattere architettonico ma anche una permanente sulla costruzione dell'autostrada, il paesaggio, il territorio». Senza dimenticare i prodotti tipici, quelli enogastronomici, fissa del precedente presidente Silvano Grisenti, caduto in disgrazia, ed ereditata dall'attuale, Paolo Duiella. E poi ci sono i piccoli interventi, i servizi necessari, come il nuovo bar del mercato che sorgerà al posto del vecchio e che il Comune ha dato in gestione per trent'anni ad un privato. E che gente ne richiamerà visto l'afflusso, due volte al mese, al mercato del valico. Interventi minimi, altri di spessore più rilevante che fanno parlare il sindaco Franz Kompatscher della struttura A22 come di «un biglietto da visita per tutto il territorio comunale» e del Dob quale «importante attività per il rafforzamento economico della zona». «Diversi dipendenti - aggiunge - arrivano da altri paesi, dall'alta Val d'Isarco, da Fortezza, da Bressanone. Alcuni - aggiunge - hanno pure trovato casa qui» Pare quasi una rinascita, senz'altro un attivismo che cerca di smuovere il passo da un torpore durato anni. «C'è un risveglio - attacca sicuro Giovanni Pederzini, consigliere comunale del Pdl - Una ripresa, c'è voglia di fare. E' ritornato un po' di lavoro e questo non può che essere un segnale positivo». Sullo sfondo, quasi una chimera, il riconoscimento del Brennero come Zona franca, che vuol dire agevolazioni fiscali e previdenziali per le piccole imprese. La realtà è che i soldi previsti sono stati tolti dall'ultima finanziaria del superministro Tremonti, il decreto milleproroghe li ha fatti sparire. Ma rimane il sogno, dentro un disegno di legge fermo da tempo immemore in commissione finanze della Camera e firmato dall'onorevole Micaela Biancofiore. «Andiamo avanti - sostiene Pederzini - Ma deve essere solo per noi e Tarvisio». Il passo gemello, che guarda in Carinzia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità