La sorpresa di Papa Francesco Don Tomasi vescovo a Treviso 

La nomina. Il sacerdote bolzanino (54 anni) è il primo altoatesino a capo di una diocesi fuori dalla provincia La tentazione della rinuncia: «Porto con me il lavoro sul dialogo». Muser commosso: «Non vorremmo farti andare»


Francesca Gonzato


Bolzano. La telefonata è arrivata in treno il 24 giugno, mentre accompagnava il vescovo Ivo Muser nel pellegrinaggio a Roma dei giovani sacerdoti. «Il prefisso era quello di Roma, che per noi è sempre “sospetto”». Poi le cose hanno iniziato a correre per don Michele Tomasi. L’appuntamento a Roma alla Nunziatura apostolica e lunedì scorso la sua accettazione.

Papa Francesco l’ha nominato vescovo di Treviso. Alle ore 12 di ieri l’annuncio in contemporanea a Bolzano, Treviso e nella sala stampa vaticana. Entro tre mesi l’insediamento a Treviso, dove subentrerà al vescovo Gianfranco Agostino Gardin, che lascia per motivi di età. Bolzanino di 54 anni, attualmente vicario episcopale per il clero, Michele Tomasi è il primo vescovo altoatesino a capo di una diocesi al di fuori della provincia. Monsignor Giampietro Dal Toso, originario di Laives, è arcivescovo ma non cura una diocesi, essendo presidente delle Pontificie opere missionarie.

Laureato alla Bocconi in Discipline economiche e sociali, ha legato tutta la sua vita all’Alto Adige. Al suo fianco il vescovo Ivo Muser, commosso. La chiamata del Papa è stata una sorpresa enorme. «Non credevo che il mio nome fosse conosciuto a sud di Borghetto», racconta. Diventare vescovo, un traguardo da molti coltivato. Don Tomasi confessa che è stato tentato di rinunciare, «ancora adesso speri che dica di no, vero?», dice al vescovo Muser. Falsa modestia? «Come vicario di un vescovo so cosa significa: sembra ambizione, ma è una fatica, nell’anima, la cura della chiesa, con le storie delle persone. Conosco i miei limiti e presto li conosceranno anche a Treviso. Non desidero andare via, ma se vengo chiamato a portare la Buona Notizia a Treviso, allora sono pronto a farlo». Ieri don Tomasi, che ha già incontrato il vescovo Gardin, ha scritto una lettera alla chiesa e alla comunità trevigiana. La sua idea di chiesa è precisa, aderisce alla dottrina sociale, si è formata a Milano durante gli studi universitari seguendo il cardinale Martini: «Credo che la Chiesa abbia la responsabilità di vivere controcorrente, mettendo le persone al centro». Della chiesa altoatesina porterà a Treviso «il grande lavoro fatto per il dialogo e la convivenza». La sua nomina è un altro tassello della chiesa che papa Francesco sta definendo anche attraverso la scelta dei vescovi. Treviso è nordest, terra laboriosa ad alto tasso leghista. Nella sua lettera a Treviso, monsignor Tomasi saluta la comunità, riservando le ultime righe a «tutti coloro che vivono ai margini, i piccoli, i poveri, gli esclusi, gli ammalati, coloro che nel proprio corpo e nella propria esperienza completano le sofferenze di Cristo: che il Signore non ci lasci quieti se ci dovessimo dimenticare di voi». Sacerdote «convinto, collaboratore competente e leale», così lo descrive il vescovo Muser, che gli dice «non ti lascio partire facilmente». Il vescovo di Trento Lauro Tisi si congratula: «Nel nuovo vescovo Tomasi si fondono una preparazione culturale non comune, una ricca esperienza pastorale in mezzo al popolo di Dio, con un'attenzione particolare a chi è più fragile e vulnerabile, e una particolare sensibilità verso il clero».

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