La vera pizza napoletana? La fa un migrante del Mali

Ventuno richiedenti asilo hanno partecipato a corsi di inserimento professionale Iaia, 22 anni: «Il lavoro è dignità». Rita fa le pulizie: « Ma diventerò parrucchiera»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Il progetto pilota «Tornare protagonisti», a cui hanno partecipato 21 richiedenti asilo (in gran parte africani), ha la faccia pulita e il sorriso contagioso di Iaia Mariko, maliano di 22 anni, in Italia da un anno e mezzo e con un sogno nel cassetto: «Voglio lavorare sodo per riuscire ad aprirmi, prima o poi, una pizzeria a Bolzano, città in cui vorrei anche riuscire a mettere radici. Qui si sta bene e non mi muovo».

Iaia, finora, non è stato certo con le mani in mano. E ci tiene a smentire i luoghi comuni che girano sui richiedenti asilo. «Prima ho frequentato una scuola di formazione, poi sono stato in un ristorante a Bronzolo, dove mi hanno insegnato i segreti della cucina. Adesso, a fine maggio, con il contributo del Cls avrò l’opportunità di lavorare per tre mesi, grazie ad uno stage, in un ristorante di via Roma. Voglio continuare a lavorare duro per trovare la mia strada. In Alto Adige chi ha voglia riesce a ritagliarsi il suo spazio. Faccio ancora un po’ fatica con l’italiano, ma sto facendo passi da gigante...».

Grintosa ma timida al tempo stesso Rita, nigeriana di vent’anni. Si gode il presente – con un posto di lavoro a termine al «Twenty», dove fa le pulizie – ma pensa anche al futuro. «Sono sbarcata in Sicilia e qui sto lottando per costruire il mio domani. Non faccio un lavoro facile ma cerco sempre di dare il massimo. So che è una buona opportunità. A breve vorrei frequentare una scuola per diventare parrucchiera. Sono convinta di poterci riuscire. Non ho intenzione di lasciare l’Alto Adige: la mia strada è qui. Certo, devo studiare meglio l’italiano. Oggi mi faccio capire soprattutto in inglese».

Abdullah di anni ne ha solamente 18 e vive a Casa Aaron in via Merano, di fronte all’ex Moritzingerhof. «Il Cls mi ha dato una chance e io voglio coglierla al volo. Sono andato a scuola e penso che il mio futuro sia...in cucina. Ho imparato a fare la pizza, ma posso rendermi utile anche come aiuto cuoco e cameriere».

Alberto Zambelli cura i corsi professionalizzanti del Cls e spiega come è riuscito ad avvicinare questi ragazzi alla cucina italiana e alla pizza. «È stato abbastanza semplice e l’entusiasmo non è mai mancato. I ristoratori che abbiamo contattato per gli stage hanno dimostrato grande disponibilità e soprattutto non hanno sollevato alcun problema per il colore della pelle di questi giovani migranti. Tutti molto motivati».

All’iniziativa hanno aderito il ristorante Jona in via Crispi, la pizzeria Veruska in via Hofer, il ristorante bar Home Center in via Galilei e Charro's in via Roma. Soddisfatta la coordinatrice del progetto Paola Benevento che parla di un’iniziativa «da ripetere assolutamente, vista la partecipazione piena e convinta di questi ragazzi, che siamo riusciti a far esprimere anche attraverso i laboratori teatrali». L’unico neo, forse, come ha sottolineato la presidente del Cls Patrizia Zangirolami è stata la scarsa partecipazione delle donne. «Ma in futuro riusciremo a riequilibrare i numeri. Sono una sessantottina e ci tengo molto...».

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