La vera storia del monumento all'Alpino, tra Brunico e Cuneo

Due statue, un busto e tre attentati dinamitardi. Una storia ben descritta dagli storici Giorgio Delle Donne e Stephan Lechner



BOLZANO. Ricordi di naia: Loris Guarise ci manda alcune foto del suo Car a Cunero, 1979. Alle spalle, sue e dei suoi commilitoni, si vede una sagoma familiare: il monumento all'alpino di Brunico. Ma cosa ci fa a Cuneo? E' una storia lunga e complessa: due statue, un busto e tre attentati dinamitardi. Una storia ben descritta dagli storici Giorgio Delle Donne e Stephan Lechner, incaricati dal Comune di Brunico di predisporre un testo per le targhe esplicative da apporre al busto di Bunico, nell'ambito del «processo di storicizzazione».

Ecco il testo dei due storici, leggermente diverso e più esteso di quello approvato dal Consiglio comunale di Brunico.

Nel 1936 il podestà fascista di Brunico, Antonio Di Stefano, decise di erigere un monumento all'alpino promuovendo una sottoscrizione di propaganda prima tra la popolazione pusterese ed in seguito tra la popolazione dell'intera provincia. La scelta era motivata dalla presenza a Brunico della Divisione alpina "Val Pusteria", impegnata anche nelle imprese coloniali in Abissinia volute dal regime fascista nel 1935. La Divisione alpina "Val Pusteria" era stata fondata nel 1935 ed inviata in Africa Orientale nel 1936. Essa comprendeva anche soldati sudtirolesi. L'Africa Orientale Italiana era costituita dai possedimenti coloniali italiani, di cui facevano parte l'Etiopia, l'Eritrea e la Somalia. In quella guerra d'aggressione l'Esercito italiano utilizzò anche le armi chimiche contro l'esercito e la popolazione locale.

Il sito, nei pressi della Caserma "Monte Pasubio", sede della Divisione alpina "Val Pusteria", era destinato in questo modo a concentrare nuovi simboli italiani e fascisti da contrapporre al centro storico sudtirolese di Brunico. La Piazza dei Cappuccini era stata da poco denominata "Piazza 9 maggio", in ricordo della proclamazione dell'Impero nel 1936. Il progetto dell'artista padovano Paolo Boldrin venne presentato nel 1937. L'opera rappresentava un alpino armato, rivolto verso il confine settentrionale, dell'altezza di 6 metri.

All'inaugurazione, il 6 giugno 1938, parteciparono Umberto di Savoia, Principe di Piemonte, erede al trono, e le maggiori autorità civili, militari e religiose. La visita dell'erede al trono avvenne in occasione del 20° anniversario dell'annessione dell'Alto Adige al Regno d'Italia. In quell'occasione vennero inaugurati anche il Monumento all'Alpino di Merano, il Monumento ai Caduti atesini di Bolzano ed alcune fabbriche della zona industriale di Bolzano.

Dopo un breve periodo di politica liberale seguito all'annessione, il regime fascista aveva attuato nel territorio una politica di repressione della cultura delle popolazioni locali, tendente ad una loro snazionalizzazione, anche cancellando la toponomastica storica ed ufficializzando solamente quella italiana, ed italianizzando le scuole. Viste le resistenze politiche e culturali delle popolazioni locali, il regime fascista successivamente decise di favorire l'immigrazione di popolazione proveniente dalle altre regioni italiane.

Dopo l'8 settembre 1943, nei primi giorni di occupazione dell'Italia da parte delle truppe tedesche, il monumento, visto come emblema della dominazione fascista, venne abbattuto da alcuni cittadini di Brunico. Nel dopoguerra, per iniziativa dell'Associazione Nazionale Alpini, si decise di ricostruire il monumento. Vinse il concorso di idee il progetto dello scultore gardenese Rudolf Moroder. Prevedeva la rappresentazione di un alpino in posizione di marcia, non armato, con la mantellina, delle dimensioni di oltre 4 metri. Il nuovo monumento venne inaugurato nel luglio del 1951.

Durante il periodo del terrorismo sudtirolese, a partire dalla metà degli anni Cinquanta, il monumento subì alcuni danneggiamenti ed attentati e venne completamente distrutto nel 1966. Le macerie vennero trasferite in una caserma degli Alpini di Cuneo, dove il monumento originale venne ricostruito. Il terrorismo sudtirolese degli anni Sessanta, colpendo i simboli dello Stato italiano, cercava di ottenere il diritto all'autodeterminazione.

Il nuovo monumento di Brunico venne inaugurato nel luglio del 1968 e nuovamente distrutto nel 1979. Il nuovo monumento, con il solo busto del precedente Monumento all'alpino, venne inaugurato nel l980. A partire dagli anni Ottanta si è sviluppato un dibattito sul monumento. Per alcuni è una testimonianza delle truppe alpine, da decenni impegnate nelle forze internazionali di pace e nella protezione civile, e quindi da conservare. Per altri è tuttora un emblema dello Stato italiano, e quindi da eliminare. La storia del sito e dei monumenti può essere vista come elemento significativo della storia locale del XX secolo, una storia da conoscere per vivere e convivere meglio.













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