la tragedia

Lacrime e silenzio, il lutto della Pusteria

Lo strazio dei familiari delle 6 vittime alla camera mortuaria a Campo Tures. Lo zio del giovane Matthias: «Era pericoloso, ma è voluto salire col papà»


di Alan Conti


CAMPO TURES. Il giorno dopo la valanga che, sabato, ha spezzato la vita di sei scialpinisti, cinque altoatesini (Margit Gasser 32 anni infermiera di Campo Tures, Christian Kopfsguter, 21 anni boscaiolo di Villabassa, compaesano di Bernhard Stoll, 43 anni, elettricista che nel 2011 aveva scalato il Manaslu, l’ottava montagna più alta del mondo, Alexander Patrik Rieder, 42 anni, di Chienes, impiegato presso il rifugio degli animali di Vandoies) tra cui un ragazzo di sedici anni (Matthias Gruber di Lutago) e un austriaco (Horst Wallner, 49 anni, direttore della Camera di commercio di Innsbruck), la Valle Aurina è immersa in un silenzio quasi irreale.

Poche le persone per strada, pochissime quelle che hanno voglia di parlare della tragedia più grave degli ultimi anni. L'unico rumore che riempie l’aria è quello delle pale di un elicottero. Non più dell'Aiut Alpin o il velivolo della Guardia di Finanza, ma il piccolo elicottero bianco messo a disposizione del servizio provinciale prevenzione valanghe dell'ufficio idrografico. I tecnici cercano di capire le cause di un distacco di così grandi dimensioni - la valanga aveva 500 metri il fronte - e raccolgono le ultime cose lasciate in quota dai soccorritori durante le operazioni di soccorso di sabato.

Grande cordoglio in tutto l'Alto Adige per le vittime della valanga in Valle Aurina La Pusteria in lutto per la morte  di Bernhard Stoll, Christian Kopfsguter, Margit Gasser, Alexander Patrik Rieder e di Matthias Gruber, appena 16 anni. La sesta vittima è Horst Wallner, direttore della camera di commercio di Innsbruck

La camera ardente

Davanti alla chiesa parrocchiale di Campo Tures, circondata dal cimitero, il parroco cerca di allontanare i curiosi. Pochi, pochissimi per la verità; da queste parti c’ è un profondo rispetto per il dolore. Le bare sono allineate, una accanto all’altra, nella piccola cappella mortuaria. Il sostituto procuratore Giancarlo Bramante ha ordinato di non far entrare gli sconosciuti. Una richiesta venuta direttamente dai familiari delle vittime che, alla spicciolata, arrivano per l’ultimo saluto. Volti distrutti, increduli. La zia di Matthias Gruber è accompagnata dai figli. «Ho perso un nipote e un cognato. Un dolore profondissimo e non voglio dire altro». Bernhard Stoll, infatti, era lo zio di Matthias Gruber, 16 anni di Lutago. Con loro, sabato sul Monte Nevoso, c’era anche il padre del giovane, Heinrich Gruber, autotrasportatore uscito illeso dalla massa nevosa.

Non sono ancora state fissate le date dei funerali, lo si farà quando il magistrato darà il nullaosta. La Procura intanto ha aperto un’inchiesta.

A casa di Matthias

A Lutago, al civico 39 in località Lichtegg, abitava Matthias Gruber, 16 anni appena: ha militato nella squadra di calcio del Valle Aurina e nella compagnia degli Schütze. Tutta la famiglia si è stretta attorno alla madre e in particolare al padre Heinrich che non sa darsi pace. Ha visto morire il figlio sotto i propri occhi. Lui è uscito da solo dalla coltre nevosa e ha cercato subito il suo Matthias. Non vedendolo si è messo a cercare con l’Arva (l’apparecchiatura che consente di individuare le persone sepolte sotto una valanga, ndr) e a scavare nel disperato tentativo di salvarlo. Tutto inutile: si è dovuto arrendere davanti alla tragica realtà. Il suo volto, il giorno dopo, è una maschera di dolore. «Non voglio dire niente. Cercate d capirmi». Chi parla, invece, è un altro zio del ragazzo che frequentava la scuola di formazione professionale di Brunico. «Tremendo. C’è incredulità e rabbia. Non volevamo che andassero lassù, proprio sul Monte Nevoso. Sappiamo che è molto ripido: ma Matthias è voluto salre col padre» È una domenica triste anche a Villabassa in Val Pusteria, dove abitavano Christian Kopfsguter e Bernhard Stoll, che lascia due bambini.

Nella nuova casa costruita a Chienes viveva invece Alexander Patrick Rieder, padre di tre bambini ancora in tenera età.

Schützen altoatesini in lutto per la morte di tre loro membri sotto la valanga della valle Aurina. Il giovanissimo Matthias Gruber, Kopfsguter e Stoll erano infatti membri attivi dei cappelli piumati: «La morte - ha detto il comandante provinciale Elmar Thaler - apre il dirupo del silenzio, dove finora c'era una risposta, ora non c'è più eco, ma solo il vuoto tra le nostre fila».

Cordoglio pure in Austria da dove sono arrivati ieri diversi parenti di Horst Wallner, il 49enne direttore generale della Camera di Commercio di Innsbruck. La moglie, ferita, è stata dimessa ieri dall’ospedale di Brunico con una distorsione al ginocchio ed ha potuto fare ritorno a casa.

Dalle ferite fisiche guarirà nel giro di pochi giorni, per tutto il resto ci vorrà molto più tempo. La donna condivideva con il marito la passione per la montagna in genere e lo scialpinismo in particolare.

La coppia frequentava l’Alto Adige anche perché per lavoro Wallner era spesso da queste parti.

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