Lasa, ambientalisti in difesa di gru e ferrovia del marmo

“No” alla strada che sostituisca i vecchi sistemi di trasporto «Gli attuali impianti hanno grande valore storico e turistico»


di Ezio Danieli


LASA. Le associazioni ambientaliste della Venosta (con molti altri che tengono alla conservazione dell'ambiente caratteristico della valle e quindi al mantenimento anche di vecchie strutture) ha iniziato di recente una campagna per il mantenimento della gru a portico di Lasa, diventata recentemente il simbolo dell'area della Lasa Marmo. Grazie al progetto Interreg, avventure minerarie lungo la Via Claudia Augusta in collaborazione col Comune di Lasa e la cooperativa Marmor Plus, la storica gru a portico del peso di 18 tonnellate è stata trasferita dall'area dello stabilimento alla zona tecnico-espositiva di nuova realizzazione.

La ditta Dal Col di Merano ha eseguito il trasloco con le sue grandi gru mobili. Andres Riedl, a nome di diverse associazioni ambientaliste dell'Alto Adige, sottolinea che “insieme alla gru a portico, la ferrovia del marmo di Lasa costituisce un impianto tecnico unico nel suo genere. Si tratta di un esempio a dir poco straordinario di tecnica del trasporto in Europa. La ferrovia del marmo, il piano inclinato e la gru a portico si trovano nella loro condizione originaria e presentano pertanto i migliori presupposti per fungere da volano turistico unico a livello mondiale”. “La combinazione tra la particolare attrazione tecnica che esercitano questi impianti di trasporto e il carbonato di calcio di massima che viene estratto a Lasa nasconde un enorme potenziale da indirizzare, mediante un marketing mirato, a nuovi target, sensibili per un verso all’ambiente e dall'altro lato a brillanti soluzioni tecnologiche», aggiunge Riedl.

Il trasporto mediante gli impianti su rotaia permette la fusione tra uso industriale a basso costo e la natura ancora intatta nel Parco nazionale dello Stelvio e la zona di Natura 2000 che si estende per l'intero massiccio della Jennwand.

“A maggior ragione stupisce che si voglia sostituire con una nuova perizia del Parco nazionale l'impianto di trasporto su rotaia a favore del trasporto con camion su una strada costruita provvisoriamente anni fa. L'amministrazione provinciale e gli esercenti erano sulla buona strada per giungere all’accordo su un'unica via di trasporto: quella su rotaia”, affermano gli ambientalisti. «Dall'analisi comparativa dei costi ferrovia - strada, quest'ultima esce avvantaggiata a breve termine. A lungo termine occorre tenere conto tuttavia dell’impatto ambientale costituito dai camion (un camion equivale a 16 utilitarie), tanto da far risultare in definitiva più conveniente il trasporto su rotaia”, chiude Riedl.













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