Le candidate Pd: la nostra battaglia è per tutte le donne 

L’appello. «La politica resta ancora una prerogativa molto maschile I numeri delle elette in Consiglio comunale scandalosamente basso» 



Bolzano. È sempre una questione di tempo a questo mondo. Ma per le donne di più. Ad esempio: anche nelle famiglie formalmente gender-paritarie, dove sia la donna che l’uomo lavorano, è la prima a sorbirsi di media un paio d’ore in più di impegno domestico. Non è una sensazione, è la statistica. Sarà dovuto all'abitudine (degli uomini), alla condiscendenza (delle donne), alla cultura diffusa (per ambedue), sta di fatto che la strada resta lunga. Poi ci sono i tempi. Che riguardano sì il tempo in generale ma più in particolare i tempi della città: scuole, uffici, asili. «Io ho messo i tempi in testa alla mia lista politica» ha ricordato Maria Chiara Pasquali, già assessora all'urbanistica e ai “tempi della città”. E qui le donne arrancano tra dentro e fuori casa come se non più di sempre. Infine ci sono i tempi della politica. «Che sono tutto meno che adatti alle donne» sospira Monica Franch, tre mandati da assessora comunale e adesso in corsa in una lista Pd in cui l’altra metà del cielo è comunque almeno di 12 candidate su 30.

Perché sono tempi maschili? Basta guardarli: riunioni fiume, pranzi che saltano, consigli comunali alle sei di sera quando c’è da fare i compiti in casa con i figli e che finiscono alle dieci quando occorrerebbe metterli a letto. E siccome, anche quando lavorano, tocca alle donne almeno nell’80% delle famiglie dedicarsi a tali questioni, ecco spiegata la presenza massiccia di uomini in qualunque assemblea con una netta minoranza al femminile: 11 su 45 in consiglio comunale e un drammatico 9 donne su 35 consiglieri in Provincia.

A Bolzano, basta poi guardare alla sua giovane università: «Alla Lub, nella mia facoltà, in Economia, le ragazze sono la netta maggioranza - dice Stefania Baroncelli, docente e già prorettrice all’ateneo - ma poi nei consigli d’amministrazione spariscono». Brave ma occupate altrove, dunque. Sarà per questo che le donne candidate dem hanno pensato bene di mostrarsi come squadra “di genere” e non solo di partito.

«A noi si chiede sempre competenza - si accalora Nadia Mazzardis che coordina e organizza anche mediaticamente il gruppo - , si guarda alle donne sì ma si chiede sempre una medaglia in più. Agli uomini no. Basta quello che fanno e che sono. Devo dire che di tutto questo non se ne può più». Come pure della violenza. «Pensate, anche durante il lockdown non ha mai smesso - ha ricordato l’avvocata Monica Bonomini - e sono state sempre le donne, costrette in casa, a subirla dai loro uomini».

Una violenza senza fine, da statistica dell’orrore e sempre proveniente da chi dovrebbe dar loro protezione: mariti, padri, fidanzati, amanti. Le donne dem hanno voluto questa iniziativa, tutte radunate ieri nella sede di piazza Domenicani e in collegamento con Cecilia D'Elia coordinatrice nazionale delle donne democratiche, per spiegare che sì, almeno nel Pd c’è per statuto l’alternanza di genere ma che siamo solo all’inizio. Che occorre che la rivoluzione non la facciano sempre e solo le donne ma che inizino a farla anche gli uomini. Come durante la Resistenza: «Le donne, a differenza degli uomini che dopo l'8 settembre furono costretti a scegliere - ha ricordato Monica Bancaro, dirigente dell'ex Masetti e dell’Anpi, impegnata nel volontariato - potevano starsene a casa. Non l'hanno fatto in tante». E così Elisabetta Bartocci ha ricordato la necessità ormai irrinunciabile di conciliare lavoro e famiglia ma anche pubblico e privato, tessendo reti e agendo sulle cultura diffusa. Albana Loka ha chiesto di “prendersi cura di chi si prende cura” trovando piani flessibili per essere madre e donna, Honglin Yang dell'integrazione possibile e della sua esperienza nella consulta immigrati dove ancora essere donna in culture non omogenee mette in contatto con violenze nascoste. Ma come si spiega che l'unica leader donna sia di destra? «Beh, certo Giorgia Meloni lo è - ammicca Nadia Mazzardis autrice di un post che ha fatto a lungo discutere sotto l'immagine di una riunione del centrodestra in cui l’unica donna era solo pronta a servire in tavola - ma spesso la cultura machista gioca brutti scherzi. Infatti lei, quando noi si era a sostenere i gruppi lgbt a Verona, era alla manifestazione dei sostenitori ultracattolici della famiglia tradizionale dove , chissà perchè, la donna deve sempre tenere acceso il focolare...».

Ma al di là delle schermaglie elettorali, resta il fatto che, anche secondo le donne dem, la battaglia per la parità è e deve restare trasversale: «Così come abbiamo appoggiato le iniziative dell’onorevole Carfagna, donna di destra, siamo pronte a farlo ancora. Ma non guardando indietro, alla tradizione, ma avanti, verso la vera parità» ha concluso Mazzardis. Una mano tesa verso una solidarietà di genere, dunque .

Perché la rivoluzione deve portare in spalla tutte. P.CA.













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