Le imprese: il Comune non investe

Industriali, artigiani e commercianti: troppi costi fissi, così non resta nulla


Mirco Marchiodi


BOLZANO. «Il Comune diventa sempre più grosso, usa i soldi per automantenersi e non ha più risorse per gli investimenti. E intanto la città resta ferma». Le dure parole di Luciano Defant, fiduciario comunale dell'Unione, riassumono il pensiero delle imprese in merito al bilancio comunale.  Più efficienza, maggiore produttività, taglio alle spese correnti e maggiore programmazione degli investimenti. Le critiche dei revisori dei conti al bilancio comunale sono pesanti ma rispecchiano in pieno i giudizi dei responsabili cittadini delle categorie economiche.  Michele Libori (Assoimprenditori) spiega che «la soluzione sta tutta nella riduzione della spesa corrente». Presto detto, ma come si fa? «Si fa come hanno fatto le aziende, andando a verificare i servizi che servono e le sacche di inefficienza, controllando chi lavoro e andando a stanare chi non fa il proprio dovere. Un'azienda che realizza dei prodotti può risparmiare cercando di acquistare la materia prima a costi più bassi, chi come il Comune produce servizi come unica leva per aumentare l'efficienza ha il costo del lavoro. I politici una volta eletti devono iniziare a fare gli amministratori: invece di tendere a mantenere lo status quo, come spesso accader, bisogna avere il coraggio di cambiare ciò che non funziona».  E su ciò che non funziona ha le idee chiare il responsabile cittadino dell'Apa Ivan Bozzi: «In primo luogo la burocrazia. Tagliando le procedure e rendendo la vita più semplice a cittadini e imprenditori si risparmia tempo e denaro e si può anche riorganizzare meglio l'intera amministrazione, utilizzando in maniera più efficiente il personale a disposizione. Ci rendiamo conto che il Comune ha anche una funzione sociale e non può comportarsi come un'azienda che pensa soprattutto al profitto, ma modernizzarsi e riorganizzarsi è necessario anche per l'amministrazione pubblica».  Luciano Defant, fiduciario comunale dell'Unione commercio, chiede più coraggio all'amministrazione comunale: «Capisco che può essere impopolare, ma bisogna fare come hanno fatto tutte le grandi aziende tagliando la burocrazia e il personale in eccesso. Faccio un esempio molto concreto: le circoscrizioni. A cosa servono se non ad aumentare il carico burocratico e i costi dell'amministrazione? Hanno la competenza per verde e parchi gioco, ma per questo c'è già la giardineria comunale...». Il problema, prosegue Defant, «è che ormai il Comune usa gran parte delle risorse per autofinanziare la propria struttura e non resta più nulla per investire sulla città».  Per uscire da questo circolo vizioso, il presidente della Cna Claudio Corrarati propone alcuni correttivi: «L'amministrazione pubblica deve controllare i servizi e la loro qualità, ma non necessariamente deve farli. Penso alla manutenzione degli edifici: noi con la nostra cooperativa Gest abbiamo assunto la gestione di Villa Europa e della casa di riposo Don Bosco e questo ha comportato dei risparmi per la pubblica amministrazione. Potremmo estendere questo modello anche agli altri edifici. Risparmiare si può, programmare il bilancio si deve. In questo senso è importante che si cerchino di privilegiare gli interventi che possono avere una ricaduta positiva sulla città. Altro esempio concreto: il risanamento energetico degli edifici comunali. È chiaro che al Comune costa rinnovare le proprie strutture, ma bisogna considerare i benefici in termini di occupazione e di minor utilizzo di energia».

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