Legionella all’ospedale, 29 sforamenti 

In un anno e mezzo. Nelle tubature una concentrazione di batteri superiore ai valori limite imposti dalla legge Le rilevazioni hanno evidenziato 14 casi nel 2018 e altri 15 soltanto nei primi sei mesi di quest’anno


Davide Pasquali


Bolzano. L’ultima volta è accaduto quest’estate, a luglio, coinvolti ginecologia, ostetricia, il pronto soccorso, l'unità di terapia intensiva, l'unità di terapia intensiva neonatale e due piani di chirurgia generale. Stiamo parlando del rinvenimento di una concentrazione di batteri di legionella che sforava i limiti imposti per legge dallo Stato nel 2015. I casi registrati soltanto nell’ultimo anno e mezzo sono stati 29, quattordici nel 2018 e addirittura quindici solo nei primi sei mesi di quest’anno.

Lo si evince dalla risposta dell’assessore provinciale alla sanità Thomas Widmann ad una interrogazione presentata alla giunta dal consigliere provinciale dei Freiheitlichen Ulli Mair.

Nell’ospedale di Bolzano, si spiega, il riscaldamento dell’acqua sanitaria avviene tramite sistemi centralizzati, suddivisi in dieci sottostazioni. Gli sforamenti avvenuti a marzo e a giugno, cui faceva in particolare riferimento Mair e che avevano destato preoccupazione nei pazienti e nell’opinione pubblica, avevano coinvolto due parti separate dell’edificio, servite da sistemi di tubazioni differenti.

In seguito agli sforamenti registrati, come imposto dalle linee guida statali per la prevenzione e il controllo della legionellosi, si è temporaneamente vietato l’uso dell’acqua calda, si è eseguita la disinfezione dei circuiti dell’acqua calda interessati anche tramite choc termico, infine si sono ripetute le misurazioni e gli esami microbiologici.

A seguito dei numerosi sforamenti, all’ospedale di Bolzano è stata effettuata anche una valutazione del rischio, sulla scorta della quale si sono intraprese diverse azioni: si sono imposti risciacqui con una certa frequenza per prevenire il ristagno dell’acqua, le temperature dell’acqua vengono tenute costantemente sotto monitoraggio, l’acqua calda sanitaria viene trattata con un principio attivo, i reparti di terapia intensiva sono stati dotati di filtri terminali ad hoc per bloccare i batteri, si è elaborato un programma dettagliato di campionamenti.

Né al San Maurizio né negli altri ospedali altoatesini, dove però gli sforamenti registrati sono in numero decisamente inferiore, le tubazioni vengono irradiate permanentemente con raggi Uv, come chiarisce Widmann, poiché secondo i tecnici si tratta di una misura ritenuta non adatta e non risolutiva.

A Bolzano la rete di distribuzione è stata realizzata negli anni Settanta per mezzo di tubi di acciaio. In alcuni reparti dove si sono svolti lavori di risanamento, si sono inseriti nuovi tubi in plastica e, quando verrà aperta la nuova ala, nell’ospedale vecchio verrà avviata una serie di interventi di risanamento delle tubazioni. Ma ci vorranno anni.













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