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Legna da ardere, prezzi alle stelle: anche in Alto Adige comincia a scarseggiare il pellet 

Domanda aumentata a dismisura a causa dei rincari del gasolio da riscaldamento e del gas. L’Est Europa stoppa l’export di legname, si salva solo chi produce in provincia. Rincari del 40% anche per le pizzerie



BOLZANO. Rincari dell’energia. Se qualcuno per superare l’inverno pensava di aver risolto rinunciando al riscaldamento a gasolio o a metano, ora dovrà ricredersi: nelle ultime settimane anche la legna da ardere ha subito una forte impennata dei prezzi. E non è tutto: le riserve stanno cominciando a scarseggiare, tanto che in alcuni negozi è già impossibile trovare pellet e se li si scova costano oltre il doppio rispetto all’anno scorso, il triplo rispetto a pochi anni fa. Domanda aumentata a dismisura anche per via di una sorta di isteria collettiva legata ai timori riguardo alle forniture di gas, offerta fortemente ridotta da parte dei produttori esteri, costi e prezzi esplosi.

All’Obi in zona industriale, ai clienti che strabuzzano gli occhi per i prezzi esposti, i commessi scuotendo il capo spiegano: se solo pochi anni fa si veleggiava fra i 4 e i 5 euro, negli ultimi mesi il sacco standard di pellet da 15 chili è passato prima a 7 euro, poi a 9, ora è a un niente dai 12 euro: 11,95. E ci si aspetta che aumenti ancora, tipo fino a 15. Ai consorzi agrari, spiegano sempre i commessi, si paga anche uno o due euro in più. Chi vende può farci poco. Il maggior produttore, la Polonia, ha deciso di tenere il prodotto a casa sua, per uso proprio. Al momento le scorte non mancano, ma all’orizzonte non si attende nulla di buono. Saliti anche i prezzi della legna: un bancale è passato da 180 a 250 euro.

All’Agro Center Bozen di Cardano, all’imbocco delle gallerie della val d’Ega, se si chiede come va col prezzo del pellet, la risposta della commessa è lapidaria: da quasi due mesi non ce n’è più. Lo si è ordinato, forse arriverà ma non prima di metà fine settembre. E non si sa quanto lo si pagherà. Alle stelle anche il prezzo del pellet sfuso, per chi a casa ha installato una cisterna. Si veleggia verso l’euro al chilo, una follia. La legna da ardere? Ne rimane poca. Resistono i bricket, i tronchetti pressati, il cui costo è comunque aumentato in maniera significativa.

Da Untersulzner a Settequerce va un po’ meglio. Il titolare spiega che il pellet sta a 10 euro, perché si è ordinato per tempo, a prezzi bassi. Ma una volta finite le scorte non se ne ordinerà più. Anche perché il fornitore, in Veneto, di recente ha trasferito la produzione di pellet in Serbia, uno degli stati dell’Est che di recente hanno vietato le esportazioni di legna. Adesso, a Treviso, i magazzini dell’imprenditore italiano sono vuoti: non può esportare nemmeno ciò che ha prodotto lui stesso. Hanno chiuso i confini anche Bosnia Erzegovina, Macedonia e Ungheria: la legna resta in patria.

Alla Holzplus di Terlano il titolare spiega che a lui non va male, perché è uno dei pochi a curare l’intera filiera in house, in provincia: taglio nel bosco, riduzione in ciocchi, stagionatura, vendita. I costi di produzione - e di conseguenza i prezzi di vendita - causa aumenti energetici sono comunque lievitati del 20%. Decisamente peggio va a chi si limita a commerciare, e sono i più, perché la maggior parte della legna da ardere arriva dall’Est Europa: Croazia, Romania. La richiesta è aumentata in maniera esponenziale, specie in Germania e in Austria, e le scorte cominciano a scarseggiare. E c’è chi proprio le ha esaurite. Di solito, racconta il titolare, si cominciava a vendere legna da ardere a fine settembre e in media un cliente acquistava 100 chili.

Quest’anno si è cominciato a vendere in piena estate e come ridere si vendono 500 chili a testa. C’è il timore che le forniture di gas vengano interrotte. C’è il timore che nei condomini si abbassi la temperatura per risparmiare. C’è chi in salotto aveva installato stufa o caminetto, in molti casi perché faceva chic, ma ora vuole sfruttarli per stare al caldo. Chi compra casa pretende che la nuova costruzione sia dotata di canne fumarie. Anche la vendita di stufe e caminetti ha subito un’impennata.

Un ulteriore capitolo riguarda le pizzerie. Quelle dotate di forno a legna, perché quelle con forno elettrico versano già in condizioni al limite del sostenibile causa rincaro delle bollette. Confesercenti ha avviato una rilevazione. Alcuni pizzaioli lamentano rincari da 85 a 115 euro a metro cubo. Conferma il titolare della nota pizzeria Da Piero ex Abramo in piazza Gries: se un carico prima costava 300 euro, adesso si è saliti a 420. Stessa cosa alla rinomata pizzeria Geier, sempre a Gries. Il titolare conferma: rincari fra il 30 e il 40 percento. DA.PA.













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