Bolzano

Luci spente di notte, ora il caro energia convince i commercianti

Dopo le polemiche iniziali, le proposte della giunta provinciale sono state accolte favorevolmente. Confesercenti: bollette alte, conviene spegnere. Ma l’Unione: si abbassi l’imposta sulle insegne



BOLZANO. Inizialmente, forse anche per via di una comunicazione istituzionale non proprio azzeccata o quanto meno un poco sbrigativa, le associazioni di categoria avevano dato l’altolà. Ora però, presentata la bozza della delibera attuativa, le acque si sono calmate. Stiamo parlando della legge provinciale che impone lo spegnimento notturno delle luci, accolta favorevolmente sia da Confesercenti che dall’Unione.

«Non si tratta solo dei negozi; la misura per ridurre l’inquinamento luminoso coinvolge tutta la società: piste da sci, campi da calcio, alberghi, Comuni». Luci spente dalle 23 alle 6. «Nulla di clamoroso», taglia corto il direttore di Confesercenti Mirco Benetello. «Non rappresenta un danno e il risparmio di corrente in questo periodo è tutt’altro che secondario». E poi, dopo una certa ora non si spegnerà tutto, bensì solo ciò che non è necessario. «Ci sembra ragionevole». Anche perché le tempistiche sono dilatate: per adeguarsi c’è tempo fino al 2030. «A quella data non esisteranno più pezzi di ricambio per le luci a incandescenza. E nemmeno per i neon. Toccherebbe comunque cambiare e passare ai led. E anche le insegne non hanno una vita così lunga». Insomma, non è una questione di vita o di morte. C’è tempo per mettersi in regola e se sono un negoziante di Bolzano o Merano, alle 24, con in giro quasi nessuno, non mi interessa tenere acceso. Anche perché costa. Tanto, anzi sempre di più.

«A noi interessa naturalmente l’illuminazione privata delle attività commerciali ed economiche. Ma ci saranno cambiamenti anche per quanto riguarda l’illuminazione pubblica», chiarisce Bernhard Hilpold, direttore dell’Unione, che rassicura: «Per ragioni di sicurezza, se in certe strade verrà ritenuto utile che l’illuminazione privata possa essere d’aiuto, si potranno fare delle eccezioni». Insomma, se l’illuminazione pubblica non dovesse bastare a garantire la sicurezza pubblica, ci saranno delle deroghe. «Visti i costi vertiginosi dell’energia», anche l’Unione giudica positivamente la misura. Anche se si sono chiesti dei correttivi. «A nostro avviso dovrebbe essere rivista la questione delle insegne: si paga un’imposta sulla pubblicità, piuttosto significativa se sono luminose». E dovendole spegnere di notte, ora il costo sembra sproporzionato. «L’imposta è statale, quindi si devrà trovare un accordo, ma secondo noi va adeguata».

Rassicurazioni sono inoltre giunte su un altro aspetto: «Se un ristorante è aperto fino a mezzanotte o un bar fino all’1, spegnerà solo dopo l’orario di chiusura».

Hilpold conclude così: «Ci sarà molto lavoro da parte dei Comuni, per predisporre i piani per evitare l’inquinamento luminoso. Da parte nostra ci auguriamo che la cosa non venga troppo burocratizzata. La via è quella giusta, la condividiamo, anche perché già oggi in molti settori non si tengono le vetrine accese tutta la notte. Molti dispongono di un orologio che spegne tutto a una certa ora. Speriamo solo che alle attività non venga imposto di chiedere e ottenere autorizzazioni su autorizzazioni». DA.PA.













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