Mancano preti per i funerali, la Curia si affiderà anche ai laici

Elaborate nuove direttive dal vescovo Muser: uomini e donne seguiranno un percorso formativo Don Gretter: «La comunità si responsabilizza». Don Zocchio: «Ci sono unità pastorali con 16 chiese»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. La scarsità di preti e vocazioni religiose in Alto Adige sembra destinata a ripercuotersi, nel giro di un paio di anni, su una tradizione ormai consolidata: non saranno più, infatti, solamente i sacerdoti ad officiare i funerali ma anche uomini e donne, laici, al termine di un corso formativo in Diocesi con il quale otterranno un permesso di cinque anni che potrà essere prolungato. Il modello - spiega Martin Pezzei dell'ufficio stampa della Diocesi - è quello adottato da tempo in Austria e Germania.

Non si tratta, dunque, solo di un'ipotesi ma di una possibilità concreta, tanto che il vescovo Ivo Muser ha già presentato le prime direttive in tal senso a Pentecoste. Queste ultime aprono, formalmente, la porta anche ai laici e non solo ai diaconi che già si occupavano di un momento delicato come il commiato. Per Don Mario Gretter, che segue le parrocchie del Duomo ma anche i Piani e Rencio con l’aiuto di due cappellani di 81 e 93 anni, potrebbe rivelarsi una decisione lungimirante. «L’accompagnamento nei diversi momenti della vita - spiega don Mario - non tocca solamente al sacerdote, ma è un compito di tutta la comunità dei cristiani. Questo potrebbe essere pertanto un interessante spunto di riflessione, oltre che un modo per responsabilizzare i fedeli». Ci sono parrocchie, ad esempio, come Don Bosco e Regina Pacis con circa 120 funerali l’anno. «È un carico notevole - continua Gretter - se sommato al resto dell’attività. Ricordo che quando ero piccolo, a Santa Maria Assunta a Merano, si celebrava una sola messa, ad un orario prestabilito, per tutti i defunti».

Il problema della carenza di sacerdoti è avvertito soprattutto in periferia, come precisa Don Pierluigi Zocchio: «Ci sono unità pastorali che hanno al loro interno fino a 16 chiese. È il caso, ad esempio, di quella di Vipiteno. E lì posso capire che vi siano difficoltà di questo tipo. Almeno in questa prima fase ritengo che ad essere interessate da questa nuova misura saranno soprattutto le parrocchie di lingua tedesca delle vallate ma è chiaro che tra qualche anno anche in quelle italiane potrebbe accadere la stessa cosa».

È la stessa Diocesi a rendersi conto - come confermano le parole di padre Ewald Volgger, presidente della Commissione per la liturgia ma anche stimato professore - che una parte dei fedeli possa prefigurarsi "funerali di prima e seconda classe". «Effettivamente c'è questo timore. Anche per questo è necessaria una regolamentazione all’interno delle unità pastorali. Non è possibile, ad esempio, che in alcuni casi siano presenti più sacerdoti mentre in altri vi sia "solo" un laico. A riguardo ci sono ancora alcune questioni aperte». In realtà non c'è stato ancora un funerale affidato ad un laico ma secondo Volgger ciò potrebbe ragionevolmente accadere nell'arco di alcuni anni. Posto che le nuove direttive dovrebbero durare almeno un paio di lustri.

Sulla questione si è espresso anche Don Eugen Runggaldier che sottolinea come il bisogno non sia immediato. «Non appena riscontreremo una carenza reale - commenta il referente dell'ufficio pastorale tedesco e ladino - inizieremo anche con la formazione e a seguire saranno attribuiti dal vescovo i nuovi incarichi». Il fatto che si tratti di una questione rilevante è confermato dalla parole di don Zocchio. «La differenza è che se ad officiare la cerimonia sarà un laico si terrà una liturgia della parola, ma non la consacrazione eucaristica. Sicuramente si tratta di un momento delicato per il quale serve la necessaria preparazione. È importante, ad esempio, riuscire ad avere sempre un rapporto con i parenti del defunto».

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