Maso della Pieve si prende la piazza per un giorno

Festa del quartiere con il progetto di comunità: musica, yoga e cibo etnico Rachele Sordi: «Siamo partiti da zero, ora i corsi sono sempre pieni»



BOLZANO. È un parcheggio, ma ieri è diventato la «piazza» di Maso della Pieve. La festa di «Vivi Maso della Pieve» si è trasferita ieri dalla sede al piazzale. Per tutto il giorno, cibo etnico, banchetti con prodotti artigianali (birre, formaggi, miele, verdure), corsi, musica, danza del ventre, angolo per la meditazione, pilates, yoga, attività per i bambini. «Vogliamo essere sempre di più all’esterno, per entrare nella vita del quartiere. Che è “complicato” anche per l’assenza di una piazza», racconta Rachele Sordi. È una delle operatrici di «Vivi Maso della Pieve», il progetto di sviluppo di comunità portato avanti da «Vispa Teresa», Comune e Assb. Hanno preso una sede nel palazzone di via Maso della Pieve 50 e in pochi anni l’hanno riempita di vita. «Organizziamo corsi di tutti i tipi. L’obiettivo è sviluppare un welfare costruito dal quartiere stesso», racconta Rachele Sordi, «Siamo tre operatori, ma i corsi si basano sull’attività dei volontari». C’è uno sforzo particolare sull’integrazione dei cittadini stranieri e le cene etniche cucinate di volta in volta da magrebini, africani, thailandesi sono diventate uno dei pilastri di «Vivi Maso della Pieve». Ma il progetto è più di questo. «I corsi sono frequentati da persone di tutte le età, italiani e non italiani», racconta Rachele Sordi. Un quarto dei partecipanti ai corsi è di Maso della Pieve, un quarto da Oltrisarco, il resto arriva da San Giacomo e dagli altri quartieri di Bolzano. I volontari ieri hanno offerto un laboratorio sugli orti urbani. «Ne abbiamo sedici proprio qui dietro», racconta Rachele Sordi. Fare le cose insieme per sentirsi comunità. È difficile, in un quartiere attraversato da una strada di grande traffico. «La piazza oggi ce la siamo “presa”, occupando il parcheggio per un per un giorno», racconta Rachele Sordi, «la sede è sempre piena di attività, ma soffriamo un po’ questo dovere stare sempre dentro, perché la vita di quartiere è anche fuori». Non è sempre facile. «Qualcuno oggi ha postato su facebook che la festa assomiglia a una moschea. Peccato». Tra i banchi, la birra allo zafferano, ed è uno zafferano speciale, perché viene coltivato nell’orto allestito nel carcere di Spini di Gardolo. Il progetto si chiama «Galeorto». I formaggi sono quelli della azienda «La capra felice» che la giovane Agitu Idea Gudeta gestisce in Valle dei Mocheni, vince i concorsi e si prepara a sbarcare al mercato del sabato di Bolzano: «Almeno una volta al mese, perché ci sono clienti che vengono da Bolzano a Trento per comprare i nostri formaggi». (fr.g.)













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