Mattarella: «Il Brennero resti aperto» 

Il presidente cita il confine e segnala «improvvide iniziative» che dividono. Nel mirino anche il doppio passaporto



BOLZANO. Un appello contro ogni chiusura, fisica e culturale: parole piene di forza, quelle pronunciate ieri dal presidente Sergio Mattarella al Quirinale. Il capo dello Stato ha citato il Brennero e la tentazione di creare barriere. Inevitabile pensare non solo alla minaccia austriaca di blindare la frontiera. Le agenzie di stampa ieri, citando Mattarella, hanno collegato il suo discorso anche al disegno di legge austriaco sul doppio passaporto per sudtirolesi e ladini, che ha provocato la reazione del governo italiano. «Affiorano, talvolta, concezioni e pulsioni proprie dell’Ottocento e della prima parte del Novecento; seduzioni che sembrano rimuovere le lezioni della storia», ha detto Mattarella durante la tradizionale cerimonia di consegna del Ventaglio, dono della Associazione stampa parlamentare (presente il direttore del nostro giornale Alberto Faustini). Così il presidente: «Grandi conquiste della storia e della civiltà dei rapporti internazionali, come la scomparsa della frontiera tra Francia e Germania, tra Repubblica d’Irlanda e Irlanda del Nord rappresentano patrimonio dell’umanità». Poi il passaggio esplicito sul Brennero: «Emblematica, a questo riguardo, la trasformazione del Brennero da elemento di separazione ad anello di congiunzione e di vita comune, che improvvide iniziative, paradossalmente a un secolo dalla fine della prima guerra mondiale, rischiano di contraddire. Si tratta, in definitiva, di contrastare tendenze alla regressione della storia». Parlando ai giornalisti, Mattarella si è soffermato sul tema dell’odio sul web: «L'abbondanza informativa offerta dal web è preziosa, ma occorre evitare che si riduca il livello di approfondimento. La dimensione digitale è un grande contributo. Siamo tutti consapevoli degli usi distorti talvolta allarmanti, astiosi, dell'introduzione di semi che alimentano preconcetta ostilità. Sta a chi opera nella politica e nel giornalismo non farsi contagiare da questo virus ma contrastarlo». La libertà di informazione, ha aggiunto, «non è un prodotto ma un diritto fondamentale tutelato dalla Costituzione».

Poi un passaggio che ieri ha fatto discutere: «Mi ha colpito un fatto di cronaca. L'Italia non può somigliare a un far west dove un tale compra un fucile e spara dal balcone ferendo una bambina di un anno, rovinandone la salute e il futuro. Questa è barbarie e deve suscitare indignazione». E poi il tema dei migranti, il ruolo dell’Italia e le regole europee. «Sessantacinque milioni di profughi nel mondo danno la misura di un fenomeno epocale», così il presidente, «Tante volte l'Italia ha chiesto all'Ue responsabilità e leggiamo finalmente segnali positivi da parte di diversi Paesi dell'Unione. Passo dopo passo serve un piano di interventi dell'Unione per governare il fenomeno e non subirlo». E poi è tornato il suo appello contro la violenza, un appello al senso di responsabilità dei cittadini: «L'Italia non diventerà, non può diventare preda di quel che con grande efficacia descrive Manzoni nei Promessi sposi a proposito degli untori della peste: “il buonsenso c'era ma stava nascosto per paura del senso comune”. La Repubblica vive dell'esercizio della responsabilità di ciascun cittadino». Mattarella ha parlato anche dell’interesse collettivo: «La reputazione di un Paese ordinato, bene amministrato, coeso è un bene comune, collettivo. Indisponibile. Sottratto a interessi di parte perché costruito, nel tempo, con il contributo del nostro popolo».

La libera stampa, ha sottolineato Mattarella, «è uno degli elementi che contrassegnano l'Europa e costituisce un suo grande contributo alla civiltà del mondo».

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