Mediaworld: tre giorni per non chiudere

Il sindaco dà 72 ore all’azienda per rispondere alla sentenza del Tar, lo store rischia al massimo il blocco dell’attività per alcuni giorni


di Valeria Frangipane


BOLZANO. Il sindaco Spagnolli ha deciso e dato a Mediaworld tre giorni di tempo per presentare le controdeduzioni ed evitare la chiusura temporanea del maxistore di via Galilei. E così quella di ieri è stata un’altra giornata ad altissima tensione dopo che la sentenza del Tar ha annullato le licenze concesse dalla Provincia al colosso dell’elettronica che ha aperto a battenti al Twenty il 9 ottobre 2010. Colosso che ha già fatto ricorso al Consiglio di Stato e che confida di ottenere la sospensiva già per questa settimana.

Al centro della questione sempre, solo e ancora una volta le licenze al dettaglio in zona produttiva. Insomma ieri nervi a fior di pelle per tutti con Mediaworld che ha lavorato sempre a pieni giri, affollato come al solito, mentre si è scatenato su Facebook - tra i ragazzi - il passaparola per non chiuderlo.

Il sindaco Spagnolli nel tardo pomeriggio, dopo aver chiamato a consulto i legali, ha notificato agli avvocati di Mediaworld l’avvio del provvedimento e concesso 72 ore di tempo per dare una risposta.

Questione che non è piaciuta affatto a Igor Janes, legale di Trony, artefice del ricorso al Tar: «Trovo la mossa di Spagnolli pilatesca. Qui si usano due pesi e due misure. Trony dieci anni fa fu costretto a chiudere all’istante per la stessa questione mentre Mediaworld è trattata con i guanti di velluto».

A Mediaworld però non la pensano affatto così: «72 ore di tempo per fare tutto con gli uffici chiusi per il primo maggio sono pochissime. Vuol dire che staremo attaccati alla scrivania». Al centro della questione sempre, solo e ancora le licenze al dettaglio in zona produttiva. La legge provinciale permette infatti solo il commercio al dettaglio per alcune tabelle merceologiche (mobili, arredamento, bricolage, automobili, materiali edili ecc.) e la sentenza del Tar ha sancito che i limiti valgono anche per il sito dove sorge il Twenty della famiglia Podini. L’unica differenza sostanziale rispetto a tutti gli altri casi (Trony, Electronia, Euronics e Interspar) consiste nel fatto che la Provincia ha stabilito con una legge ad hoc che in questa zona sorgerà il nuovo centro commerciale per tutto l’Alto Adige che sarà svincolato da ogni genere di divieto. Facile capire a questo punto come la lotta in corso non sia per la sopravvivenza di Mediaworld - che comunque non sarà cancellato - ma per evitare lo smacco di una chiusura solo temporanea, fermo restando che comunque il Tar ha stabilito che le licenze non dovevano essere rilasciate.

Da parte sua Giovanni Podini, che ha costruito il Twenty e sta già lavorando al raddoppio, è molto amareggiato: «Aldilà dell’aspetto legale che spero e sono certo si risolverà in breve tempo e nel migliore dei modi, esiste anche un aspetto socio-economico importante di cui però non si parla mai. Il Twenty dà lavoro a duecento persone e darà lavoro a decine di ditte locali. E’ una scommessa importante per il futuro del nostro territorio e non delle mie tasche come qualcuno sostiene.

11Mediaworld poi occupa una quarantina di persone ed è una realtà importantissima che ha contribuito ad abbassare i prezzi dell’elettronica del 19%. Una struttura del genere tiene gli altoatesini qui e non li fa andare ad Innsbruck a fare spese e credo che debba essere valorizzata al massimo e non svilita. Ho deciso di investire in via Galilei in un periodo di crisi pesantissima, in un momento in cui nessuno si muoveva e vi assicuro che rischiare in periodi del genere non è facile. Almeno mi rendessero la vita meno difficile visto che se da una parte sono un imprenditore e cerco di fare il mio lavoro al meglio, dall’altra sto facendo il possibile per dare a Bolzano un centro commerciale che sia all’altezza e che la renda migliore ed ancora più appetibile. Credo di esserci riuscito anche se vi assicuro che la fatica è enorme. E credo che nell’immediato futuro un centro del genere non penalizzerà affatto gli altri commercianti ma, al contrario, funzionerà da catalizzatore».

Marco Orlandi, capo dell’ufficio stampa del colosso sa che Bolzano è una piazza difficile: «Non credevamo così difficile!». Resta almeno una piazza interessante? «Assolutamente interessante ma complicata».

Avete timore per il futuro dei dipendenti?

«No. Nessun tumore. Solo in Italia abbiamo ottomila dipendenti ed un fatturato di due miliardi e mezzo di euro, ci muoviamo nella più assoluta legalità e non abbiamo timori, certo questa situazione non ci fa piacere ma siamo certi che la risolveremo nel migliore dei modi ed a breve».

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