Medico di famiglia nega il farmaco  a base di cannabis 

Bolzano. «Non è possibile che un medico di famiglia si rifiuti di prescrivere al paziente un preparato a base di cannabis, richiesto dallo specialista. Eppure in Alto Adige accade». Peter Grünfelder,...



Bolzano. «Non è possibile che un medico di famiglia si rifiuti di prescrivere al paziente un preparato a base di cannabis, richiesto dallo specialista. Eppure in Alto Adige accade». Peter Grünfelder, presidente Cannabis Social Club, racconta quanto accade ad un bolzanino di 64 anni, affetto da sclerosi multipla, invalido al 100% e da 9 anni in sedia a rotelle. «Il paziente è in cura da un neurologo che gli ha prescritto Sativex e Bedrocan, secondo un piano terapeutico di sei mesi. Entrambi i derivati della cannabis sono riconosciuti e approvati dal Servizio sanitario della Provincia, che ne disciplina la vendita e se ne assume i costi. E, cosa più importante, entrambi sono di grande giovamento al paziente per dolore, appetito e umore. Il problema è procurarseli visto che il medico di famiglia - in questo caso ma purtroppo anche in altri - si rifiuta di prescriverlo. Facile dire al paziente “cambi medico”. Avete mai pensato cosa significhi per un paziente in sedia a rotelle trovare il medico, vedere se lo studio è accessibile, quanto è distante dalla fermata del bus, se esiste un park riservato... perchè nuovi spostamenti comportano nuove fatiche. E se poi non si trova un altro medico di famiglia?». Il Cannabis Social Club dice di aver segnalato il caso all'assessore alla sanità Thomas Widmann. «I collaboratori ci hanno risposto che le condizioni di somministrazione dei preparati a base di cannabis sono regolate da leggi nazionali che permettono anche al medico di famiglia di rifiutarsi di prescrivere un determinato preparato. Prendiamo atto, ma ci permettiamo ugualmente di sollecitare i responsabili politici locali perchè intervengano a Roma per cambiare un quadro legislativo penalizzante per i pazienti».

E c’è anche dell’altro. «Esiste infatti anche un limite alla massima quantità prescrivibile, che è di 1 mese, prevista da una delibera della giunta provinciale del 27 marzo 2018. Ciò significa che, pur disponendo di un piano terapeutico di 6 mesi, il paziente deve andare ogni 30 giorni dal medico e in farmacia: e questo è un disagio che si potrebbe risparmiare a una persona gravemente malata e a chi la deve assistere negli spostamenti. Basterebbe prevedere la possibilità di prescrivere una quantità più generosa».

Ed esiste anche un problema di disponibilità. «Il Sativex è disponibile gratuitamente con la ricetta dello specialista presso la farmacia dell'ospedale di Bolzano; per il Bedrocan, preparato di inflorescenze di cannabis, le cose sono molto più complicate. Lo Stato ne produce una quantità insufficiente e dunque bisogna importarlo da altri Paesi. Per poterlo vendere poi, il farmacista è costretto a procedure complicate, gravose e addirittura rischiose: la cannabis è pur sempre una sostanza proibita... Dunque, pochi farmacisti lo trattano sebbene molti ne riconoscano l'efficacia». Altro capitolo i costi, sempre per il Bedrocan. Con un piano terapeutico di sei mesi e una prima ricetta “rossa” firmata dallo specialista, il paziente lo può ottenere gratis in farmacia – sempre ammesso che sia disponibile. Per gli altri cinque mesi però deve farsi fare la ricetta “rossa” ogni trenta giorni dal medico di base. L'alternativa legale, sarebbe pagare il Bedrocan facendosi carico di una spesa non indifferente - 20 euro è il costo di 1 grammo e se la quantità prescritta arriva a 10 grammi al mese, i calcoli sono presto fatti».















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