Mendola, rogo doloso, distrutte quattro baite

I proprietari altoatesini: «Poteva finire molto peggio»


di Massimiliano Bona e Giacomo Eccher


PASSO MENDOLA. Un incendio doloso ha distrutto la scorsa notte quattro baite sulla Mendola, vicino al rifugio Genzianella. E tutte appartengono a famiglie altoatesine. La casetta estiva di Franz Maffei, 82enne di Termeno, è stata completamente rasa al suolo - anche a causa dell’esplosione di una bombola di gas - mentre alle famiglie Martini di Cornaiano, Dellavaja di Termeno e Revolti di Caldaro è andata leggermente meglio. È rimasto almeno lo scheletro delle abitazioni che usavano per le vacanze. C’è già chi pensa ad una vecchia faida tra nonesi e altoatesini di lingua tedesca.

Le testimonianze. «Deve essere stato qualcuno - commenta Raimondo Revolti, proprietario del noto ristorante Eggbauerhof di Caldaro -che ha agito per invidia o gelosia. Ha danneggiato seriamente quattro casette, una in fila all’altra, e sembra con le stesse modalità. Noi siamo assicurati, ma carabinieri e forestale ci hanno detto che per ora non posiamo fare nulla, L’intera zona è sotto sequestro».

Sconvolto Franz Maffei, 82 anni, che passava alla Mendola ogni momento libero. «Quella casetta - raccontano le due figlie - era la sua vita. Quando gli hanno dato la notizia, questa notte, è sbiancato e si è zittito. Poi, appena si è ripreso, ci ha detto: “avevo appena appeso un orologio nuovo e adesso non c’è più nulla. Solo macerie”. Siamo tutti sconvolti perchè in quella baita ci siamo cresciuti e sotto la cenere ci sono i ricordi di una vita». La famiglia Maffei è rimasta al Passo fino alle 4, anche per capacitarsi di ciò che era accaduto. «Il cuoco del ristorante Genzianella - racconta Annelies Maffei - ci ha raccontato di aver sentito un’esplosione poco prima di mezzanotte. Era la nostra bombola a gas. Quella che usavamo per cucinare».

Non ha parole nemmeno Gabriel Martini, proprietario di una delle più importanti cantine vinicole di Cornaiano. «Può essere stato solamente il gesto di un folle ed è davvero un miracolo che non ci sia scappato il morto. Ho fatto denuncia ai carabinieri e mi auguro che sia possibile trovare il responsabile. È una fortuna che nessuno si sia fatto male: tantissime persone fanno quel tratto di strada a piedi».

L’allarme. Le sirene dei pompieri hanno iniziato a suonare alle 23.30. Al Passo, nei pressi del rifugio Genzianella, si è sentito un botto fortissimo, provocato dallo scoppio di una bombola che poi è stata ritrovata accanto alla baita della famiglia Maffei. Quando i vigili del fuoco sono arrivati sul posto hanno visto quattro baite, una in fila all’altra, che stavano rapidamente bruciando. Per una casetta, ormai, non c’era già più nulla da fare. «Abbiamo dovuto alimentare le autobotti con il camion per l'acqua potabile in dotazione al corpo di Castelfondo perché sul posto non c’è acqua», spiega l'ispettore del distretto antincendio di Fondo Corrado Asson. Sono arrivati in pochi minuti i pompieri volontari di Ruffré e Cavareno seguiti da quelli di Sarnonico, Fondo e Romeno che si sono portati l'acqua. Chiaramente dolosa l'origine del rogo, anche se l'ispettore Asson non si sbilancia: «Sono incendi sicuramente provocati», ma su dolo o colpa rinvia ai carabinieri che hanno battuto palmo a palmo la zona - illuminata a giorno dai pompieri di Ruffré - per cercare tracce che consentano di individuare il responsabile. Le baite andate a fuoco appartengono (la proprietà è controversa, perché sono sul territorio comunale di Cavareno che le ha sempre rivendicate) ad altoatesini di lingua tedesca che le abitano da alcuni decenni. Un periodo lunghissimo contrassegnato da una serie di ricorsi a tutti i livelli e che in passato aveva inasprito i rapporti tra Caldaro e Cavareno. Oggi è tornato il sereno tanto che i due Comuni hanno co-finanziato l’acquedotto per le baite della Mendola.

La tanica. Sul luogo dell’incendio è stata trovata anche una tanica di benzina ma il proprietario di una delle baite, il ristoratore Revolti, ha spiegato che la utilizza col generatore per fare corrente. «Un litro - spiega Revolti - dura fino a 5 ore».

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