Merano: alloggi comunali, conti in rosso

Torna in discussione il destino dei 200 alloggi comunali destinati alle famiglie in difficoltà e impossibilitate a pagare canoni di mercato. Lo spunto è dato dai 140 mila euro spesi per ristrutturare due appartamenti liberati di recente


Giuseppe Rossi


MERANO. Torna in discussione il destino dei 200 alloggi comunali destinati alle famiglie in difficoltà e impossibilitate a pagare canoni di mercato. Lo spunto è dato dai 140 mila euro spesi per ristrutturare due appartamenti liberati di recente. Per sistemare ciascuno dei due alloggi situati in via Alpini saranno necessari, sulla base della determina firmata dall'ingegner Andrea Tedesco, responsabile dell'ufficio edilizia pubblica del Conmune, 70 mila euro, cifra che il Comune riesce ad incassare come affitto, se va bene, in trent'anni a duecento euro al mese.

Proprio la mancanza di grandi disponibilità liquide in municipio, costringe i vertici dell'ufficio tecnico a procedere con i piedi di piombo con le ristrutturazioni: due o tre al massimo per ogni anno. Di fronte a questi costi c'è chi in Comune sta riflettendo se siano praticabili altre strade, non senza dimenticare il ruolo sociale, che gli alloggi comunali da sempre svolgono.

«Con i finanziamenti ridotti all'osso - spiega Nerio Zaccaria, assessore al patrimonio e al bilancio - dobbiamo valutare con attenzione se il patrimonio immobiliare del Comune sia impiegato nel modo giusto e soprattutto seguendo regole di risparmio. Vorrei ricordare che l'amministrazione dispone di oltre duecento alloggi e a questo si aggiunge il fatto che ora stiamo per finanziare la costruzione in via Toti di nuovi 40 alloggi protetti, che ospiteranno gli anziani ex Villa Burgund e casa Melchiori. Dobbiamo chiederci fino a che punto il ruolo del Comune sia ancora quello di dare alloggio alle persone in difficoltà, o se questo compito, piuttosto, non tocchi istituzionalmente all'Ipes».

La strada della vendita degli appartamenti comunali, caldeggiata già in passato da alcune forze politiche, non è facile, tutt'altro. «Primo perché difficilmente chi risiede negli appartamenti - spiega Zaccaria - ha la forza per acquistare l'alloggio. Una seconda ipotesi potrebbe essere quella di non ristrutturare gli alloggi che si liberano, ma invece di venderli. Il prezzo di mercato però non sarebbe tale da consentire un cambio uno ad uno, forse si riuscirebbe ad avere un appartamento nuovo ogni due vecchi ceduti. In questo modo andremmo a dimezzare il patrimonio esistente senza ricavarne nulla».

Il Comune lo scorso anno ha incassato oltre 1,2 milioni di euro di canoni d'affitto, ma quasi la metà degli importi arrivano dai negozi. I soli appartamenti comunali (esclusi alloggi protetti) hanno fruttato 483 mila euro, con inquilini che hanno pagato cifre che vanno dai 7 mila euro all'anno anche a soli 60 euro, cinque al mese. In questi mesi l'ufficio patrimonio, laddove sono scaduti contratti commerciali, ha rinnovato solo in cambio di un incremento del canone. Facile dunque prevedere che la discussione attorno all'edilizia sociale si allargherà all'ambito politico.

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