MERANO

Merano, nella casa romana spunta un tesoro di oltre 3.000 monete

Ritrovamento nel corso di scavi in via Virgilio a Maia Alta Catrin Marzoli (Belle Arti): «Abitata da una famiglia ricca»


di Ezio Danieli


MERANO. Nel corso di uno scavo archeologico in via Virgilio è affiorato un esteso edificio di epoca romana, ed i reperti rinvenuti, tra cui spille per vestiti (fibule) finemente decorate, sono indizio di una certa ricchezza. Lo sostiene Catrin Marzoli, direttrice della Soprintendenza provinciale alle Belle Arti che ha commentato il rinvenimento che ora è allo studio dell'ufficio beni archeologici.

«Nella cucina della casa romana - spiega Marzoli - si trovava un tesoretto di monete sepolto nel terreno e nascosto sotto una macina, che venne sotterrato e non più recuperato. Si tratta di 3187 monete, databili dalla fine del III all'inizio del IV secolo d.C.. Risalgono al periodo della Tetrarchia, quando l'imperatore Diocleziano, per arginare la crisi dell’impero romano, lo divise in due parti, una occidentale e una orientale. Quattro sovrani erano alla guida dell'impero: due imperatori anziani con il titolo di Augustus e due imperatori giovani con il titolo di Caesar. Sulle monete di Merano, a Maia Alta, sono immortalati Maximianus Augustus, Constantius Clorus Caesar, Diocletianus Augustus e Galerius Caesar».

Le monete provengono da zecche molto lontane, come ad esempio Cartagine in Africa settentrionale, Antiochia in Turchia, Tessalonica in Grecia, Alessandria in Egitto, Siscia in Croazia, Lugdunum in Francia, Roma e Aquileia.

Catrin Marzoli spiega anche come «grande interesse viene prestato in questo periodo alla scoperta di vario interessante materiale venuto alla luce a Castel San Zeno dove stiamo operando da alcuni mesi».

Nella conca di Merano lungo l'importante asse di transito, la via Claudia Augusta, al confine con la provincia della Raetia sorgeva una stazione doganale, dove veniva incassato il dazio gallico sulle merci. «La stazione doganale è menzionata nel cosiddetto altare di Diana di Parcines del terzo secolo dopo Cristo. Non è conosciuta l'ubicazione originaria della lapide votiva, ma è certo invece che venne riutilizzata in seguito come altare in una chiesa cristiana. L'iscrizione - a parlare è sempre la direttrice della Soprintendenza alle Belle Arti - riporta che Aetetus, uno schiavo affrancato e capo della dogana presso la Statio Miens, ha dedicato l'altare alla divina famiglia imperiale e alla dea Diana».

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