Messner: «Boschi ci aiuterà a Roma» 

L’alpinista lancia la candidatura della sottosegretaria e di Bressa: «Non possiamo difenderci da soli». Sala piena in Comune


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Arriva Messner e dice che il punto di vista va rovesciato. Boschi e Bressa come candidati non vanno bene «nonostante» siano di fuori, ma «perché» lo sono. «Non possiamo difenderci da soli», è questo lo scarto dialettico e culturale che Reinhold Messner porta come omaggio alla candidatura di Maria Elena Boschi e Gianclaudio Bressa (ieri assente perché malato) per Svp, Pd e alleati. Le candidature «paracadutate» come occasione. Si è riempita la sala del Comune ieri sera per ascoltare l’alpinista e Maria Elena Boschi, tornata a Bolzano, parlare di Alto Adige, Italia ed Europa. Moderatore Uwe Staffler, che lancia l’idea di Messner «ministro dello sviluppo sostenibile». Messner ricambia: «Boschi ha le capacità per diventare premier». Li ascoltano i due ex sindaci Salghetti e Spagnolli, l’attuale sindaco Caramaschi che annuncia «sostengo Maria Elena Boschi e voterò Pd». Anche il suo amico scrittore Joseph Zoderer, fa capire Caramaschi, questa volta è orientato così. In sala molta curiosità per l’alpinista e la candidata, pezzi di Pd ed Svp, con Karl Zeller. Messner ricorda i suoi tempi come eurodeputato dei Verdi, «ma non ho mai avuto una tessera di partito». Non è un politico, «ma ho un pensiero politico e posso usare la mia voce, oltre al mio voto».

Messner e Boschi si sono conosciuti camminando in montagna. «Non siamo diventati amici, ma ho capito il suo lavoro», dice l’alpinista, «Sono felice delle candidature di Bressa e Boschi perché abbiamo la necessità di essere difesi più di quanto non sia accaduto finora».

Zeller in prima fila ripassa mentalmente le 22 norme di attuazione dell’ultima legislatura e l’elenco delle precedenti. Messner chiarisce: «Abbiamo una storia complessa, che va spiegata, e una autonomia che adesso è anche prosperità, grazie a protagonisti come Magnago e Durnwalder. È un benessere che crea invidia. È difficile farci difendere dai nostri politici, è ovvio che parlano bene di noi. Boschi e Bressa potranno fare capire che l’autonomia è un bene anche dell’Italia, non solo nostro. L’Italia deve essere fiera di noi, perché siamo già parte dell’Europa futura e se ci sarà un secondo passaporto, vorrò quello europeo, non austriaco o tedesco. Abbiamo fatto passi da gigante. Quando ero giovane, abbiamo odiato la maestra italiana, non ci interessava imparare la lingua. Adesso la mia figlia più piccola parla italiano e inglese con gioia». Boschi assicura che l’alleanza stretta tra Pd e Svp, «non è per opportunità, ma per la scelta di un modello di successo. Autonomia come privilegio? L’importante è che sia responsabile e solidale, che non venga vissuta come isolamento». Messner alla radio in mattinata aveva definito il suo tedesco «da terza elementare». In serata dice: «Deve avere il tempo per imparare, ma non sono queste le doti necessarie per portare la nostra voce a Roma e Bruxelles». Christian Tommasini cita la sfida «apertura-chiusura, ponte tra culture-piccole patrie». Nadia Mazzardis regala a Boschi due libri, sullo «stare insieme» e sul plurilinguismo. Perché ha rifiutato i confronti con gli altri candidati? «Preferisco ascoltare le voci dei cittadini», risponde Boschi.

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