Migranti, «il disagio va ripartito»

Spagnolli: «Solo strutture di transito». Urzì: «Microstrutture anche a Fiè e Falzes»



BOLZANO. Profughi, che fare? Quale risposta può dare la provincia di Bolzano ad un’emergenza che ogni giorno sta diventando più grande e che vede l’Alto Adige al centro dei flussi migratori verso Nord? Abbiamo rivolto questa domanda a quattro dei candidati sindaco del capoluogo. Secondo Luigi Spagnolli, primo cittadino in carica, «bisogna recuperare edifici non utilizzati, per esempio le caserme vuote, esclusivamente strutture di transito, secondo il modello proposto dalla Caritas. È evidente che il nostro tessuto economico, nell’attuale congiuntura, non è in grado di assorbire nuova manodopera non qualificata».

Per Alessandro Urzì, consigliere provinciale e candidato di «Alto Adige nel cuore» (sostenuto da Forza Italia e Unitalia), l’importante è che ci sia una distribuzione equa su tutto il territorio provinciale: «Con questo voglio dire che non possono farsi carico del problema solamente Bolzano, Merano, Bressanone o Vipiteno, ma devono partecipare anche Fiè allo Sciliar, Falzes, Sarentino o Predoi con idonee microstrutture. E con microstrutture intendo anche edifici comunali da due o quattro posti. Ho presentato una proposta in tal senso anche in Consiglio provinciale. Per capirci, non possono crearsi situazione di allarme sociale, come quella registratasi ai Piani».

Per Angelo Gennaccaro della lista «Io sto con Bolzano» bisogna muoversi solo d’intesa con il Governo. «Non possiamo fare i battitori liberi e decidere da soli. Si tratta di un’emergenza che ha superato ogni aspettativa e servono regole chiare da parte del Ministero. Le strutture provvisorie, purtroppo, rischiano di diventare definitive. Non possiamo risolvere tutto, per inciso, sfruttando le aree dismesse a ridosso della stazione di Bolzano».

Più esplicito il candidato sindaco della Lega Carlo Vettori. «Se io fossi il sindaco di Bolzano direi al Prefetto che il capoluogo non ha più spazio, nemmeno per un immigrato, così come dicono già oggi molti sindaci veneti. Se proprio non si può la mia proposta è chiarissima: mandiamo i nuovi arrivati a Castel Presule, vicino a casa Kompatscher, visto che si sente così caritatevole».(max)

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